Siamo un popolo di conservatori. No, non la stiamo buttando in politica. La stiamo buttando in cucina. Perché parliamo di una tecnica di stagione, che consiste nel mettere in barattolo i frutti della bella stagione: frutta, verdura e fantasia. Un patrimonio di calore e di colore che verrà dilapidato pian piano durante l'inverno, per rendere la nostra vita meno amara.
Siamo un popolo di conservatori. Milioni di famiglie - soprattutto al Sud - si ritrovano in questi giorni per preparare le loro conserve homemade per uso personale (se si vendono bisogna sottostare a una serie di regole igieniche e di tracciabilità. Altrimenti si incorre nel sequestro come è accaduto ieri a 7mila chili di conserve di pomodoro di dubbia provenienza in Campania). Secondo Coldiretti, che dedica oggi a Roma un'intera giornata ai conservatori del barattolo, con dimostrazioni pratiche e consigli che verranno elargiti al mercato di Campagna Amica in via di San Teodoro al Circo Massimo a partire dalle 9,30, il 20 per cento delle famiglie italiane si dedica tra agosto e settembre a questa attività. Che diventa un rito di socialità ancestrale, quasi tribale. Oltre che, più prosaicamente, una misura anticrisi e antispreco. Insomma, non c'è nulla di più contemporaneo dell'antico. In fondo è conservatorismo anche questo.
Ma che cosa finisce dentro i nostri barattoli? Prima di tutto il pomodoro, che in particolare nel Meridione viene passato, cotto e incapsulato in quantità demi-industriale. Per questo prodotto che arrossirà e insaporirà gli spaghetti per i mesi a venire si usano di solito gli allungatissimi San Marzano, i più adatti perché carnosi e piuttosto poveri di acqua e di semi. I frutti (tali sono i pomodori...) vanno lavati bene, tagliati a metà, privati dei semi, fatti appassire a fuoco basso in una pentola capiente, poi - una volta spappolati - ridotti in crema con un passaverdure e quindi messi in barattolo assieme a qualche foglia di basilico.
Le conserve sono un rito simile ma celebrato con tecniche differenti. Si tratta di verdure di stagione cotte in una soluzione di acqua e aceto - ciò che serve a impedire la formazione del botulino - e poi conservate in olio o in aceto. Qui il limite è solo la fantasia, anche se gli ortaggi più gettonati nel barattolo sono le melanzane, le zucchine, i peperoni, i peperoncini, i funghi (ottimi i finferli), i misti come le giardiniere. Naturalmente ha la loro parte anche la frutta, che di solito finisce in barattolo accompagnata dallo sciroppo di acqua e zucchero (a volte aromatizzata, ad esempio con la vaniglia) nel quale è stata bollita: ottime le pesche, i fichi, le albicocche, le prugne, i duroni, le fragole. La frutta può essere anche conservata in confettura (o in marmellata qualora si tratti di agrumi), che si prepara bollendo la polpa a pezzetti con zucchero e succo, a volte peptina.
Ma quali sono le accortezze per una perfetta preparazione e conservazione delle conserve? Secondo le linee guida emanate dal ministero della Sanità bisogna anzitutto lavorare con le mani perfettamente pulite e in ambienti e con attrezzi ben lavati. Poi bisogna usare ingredienti sani e di buona qualità. I barattoli devono essere preferibilmente di vetro e dopo essere stati puliti tramite bollitura e riempiti non totalmente (il vuoto è fondamentale) vanno pastorizzati attraverso una nuova bollitura a 100 gradi. Dopo questa operazione ci si può accertare che i barattoli siano ermeticamente chiusi premendo sul tappo e verificando che non si produca il classico (e in questo caso allarmante) «click-clack». I barattoli andranno poi conservati all'ombra e al fresco.
Diverso il discorso per le conserve di carne e di pesce e per il pesto che, non essendo acide o essendolo poco, dovrebbero essere sottoposte a sterilizzazione e non a pastorizzazione; e questo è un processo difficile da praticare a livello domestico. Motivo per cui l'unico metodo di conservazione a lungo termine è il congelamento.
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