Il Paese cambiato da quattro anni di fango e trame

Finita un'epoca, addio pregiudizi: nessuno pensava che il "teorema Boccassini" potesse crollare così. Ma nessuno chiederà scusa

Il Paese cambiato da quattro anni di fango e trame

Una sentenza che non solo toglie la colpevolezza ma manda al macero un'intera biblioteca. Di più, un genere letterario, in bilico fra gossip, veleni e cronaca giudiziaria. Il bunga bunga era diventato un mondo intero, favoloso e insieme concreto. Perché ambientato nella reggia del sultano, ad Arcore. Le feste, Ruby, i provini e la mitica sala per le esibizioni, una sorta di sancta sanctorum della depravazione berlusconiana. E poi le Olgettine, un genere anche loro, monitorate nel loro rumoroso declino, fra scenate stridule e intercettazioni senza ritegno. Le tv di tutto il mondo, i giornali, i social network avevano intrecciato un rosario di capi d'imputazione, veri o verosimili, poco importa come insegnava il grande Dostoevskij. Ora tutta questa letteratura si affloscia come un pallone sgonfio e fa impressione, persino sgomento, scoprire che tutto questo mondo non c'è più. Boom. Scoppiato. Sparito. Dissolto.

Siamo andati avanti per quattro anni, anzi cinque se contiamo l'antefatto di Noemi: anni di corpi senz'anima e di vergogna nazionale. La gogna passava tutti i santi giorni dalle dieci domande formulate da Repubblica: un mantra ossessivo, duplicato da altri fogli e clonato in mezzo mondo, di quesiti in stile inquisitorio che miravano a togliere ogni credibilità al Cavaliere. L'attacco, diciamo la verità, ha distrutto l'immagine del Cav ben oltre i nostri confini e Berlusconi è diventato quasi una unità di misura del degrado, della pornografia facile, dell'intreccio morboso fra peccato e soldi: il vecchio sporcaccione e libidinoso, da cacciare per il bene del Paese da ogni responsabilità. Quest'immagine, pur combattuta da un'agguerrita minoranza, è passata in Italia e altrove ed è servita poi, nel 2011, al momento del grande attacco allo spread, per dare a Berlusconi la spallata finale fra i risolini del duo Merkel-Sarkozy.

Quasi impossibile oggi rimediare a questo disastro. Impresa immane rammendare la dignità di una storia politica che riguarda milioni di italiani e finita nella pattumiera delle azioni torbide. Per quattro anni Berlusconi si è difeso in tutti i modi possibili, ma una coltre di sorrisetti l'ha sepolto di nuovo nel cratere del pregiudizio. Nessuno pensava che il teorema costruito da Ilda Boccassini potesse non dico essere travolto, ma nemmeno vacillare all'esame senza inchino della corte d'Appello di Milano. Invece è crollato tutto. Adesso si argomenterà che la crisi del berlusconismo è comunque irreversibile, che i fatti obliqui in attesa delle motivazioni restano, che la Cassazione potrebbe sempre rovesciare il verdetto già capovolto. Tutto è possibile.
Come è vero che i guai del Cav non finiscono nella sala del bunga bunga. Ci sono i procedimenti di Bari e Napoli, la condanna, definitiva per la frode fiscale - ma pure quella oscilla pericolosamente dopo l'assoluzione in un processo gemello di Berlusconi junior -, e la decadenza da senatore. Però, gira e rigira, bisognerà riflettere sul grande assalto che la stampa tarantolata dal demone dell'antiberlusconismo ha condotto a testa bassa per quattro anni.

Di sentenze, in questo lungo tempo, ne abbiamo sentite a decine. Tutte di condanna. Di più: di scherno. Quella che contava però è arrivata solo adesso. E fa piazza pulita di quelle pagine. E della telefonata in questura che era stata letta e interpretata come l'azione di un volgare taglieggiatore. Ecco, va in archivio quell'immagine doppia. Berlusconi per metà satiro perverso e per il resto boss da malavita. Il libertinaggio è un'altra storia ma inevitabilmente viene ridimensionato nei fregi e nella linee di una pornografia barocca.

E perdono forza le immagini apocalittiche del drago e delle vergini evocate da Veronica. Il martellamento è stato ininterrotto e non è detto che finisca. Anzi. Peccato che questa sentenza arrivi solo ora. Non fuori tempo massimo, ma certo in un'epoca che non è più quella di ieri.

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