"Non è solo una variabile finanziaria, ma la linfa che alimenta investimenti, innovazione e occupazione". Le banche italiane, oggi tra le più solide e redditizie d'Europa, devono "utilizzare questa fase favorevole per sostenere la crescita produttiva". Così il governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta ha aperto la 101sima Giornata mondiale del Risparmio con un richiamo al cuore del sistema economico: il credito. Il numero uno di Via Nazionale ha rivolto un appello esplicito a non lasciare indietro le piccole imprese, ricordando che difficoltà di accesso al credito "potrebbero frenare gli investimenti in un segmento cruciale dell'economia". Ma ha anche messo in guardia: non basta la solidità del sistema, serve più produttività.
Mentre Panetta chiedeva alle banche di sostenere la crescita, Giorgia Meloni ne ha definito il contributo alla manovra. In un dialogo con Carlo Messina, anticipato dal nuovo libro di Bruno Vespa Finimondo, la premier ha spiegato che "non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perché daremmo un segnale sbagliato". Ma il sistema bancario, che ha beneficiato delle scelte di politica economica e dei tassi favorevoli, è chiamato a dare il proprio contributo. "Vogliamo un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare", ha sottolineato.
Meloni si è così presentata come garante della misura che prevede un prelievo di 4,3 miliardi per il prossimo anno. "La tassazione sarà quella e non ci saranno ulteriori penalizzazioni, ma le banche devono contribuire", ha affermato. Il principio, spiega, è di equità: "Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli, credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti possano esserlo anche loro", ha aggiunto di fatto ponendo un tetto implicito al gettito che dovrà provenire dagli istituti.
La premier ha legato il tutto a un disegno più ampio di rilancio: nella legge di Bilancio 2026 si conferma il credito d'imposta per la Zes unica e annuncia il ritorno di super e iper-ammortamento per 4 miliardi di euro, insieme a un piano casa per le giovani coppie. "Sostenere chi produce, investe e innova" resta la bussola dell'esecutivo. Un tema molto caro anche a Panetta che ha anche messo in guardia: non basta la solidità del sistema, serve più produttività. È, dunque, essenziale "innalzare stabilmente il ritmo di crescita dell'economia oltre quell'uno per cento stentato su cui sembriamo esserci assestati, preparando fin d'ora il terreno per la fase in cui non saranno più disponibili i fondi del Pnrr". La tutela del risparmio, ha aggiunto, non può essere disgiunta da un'economia dinamica. "Solo un Paese che cresce può offrire lavoro, redditi adeguati e fiducia nel futuro", ha concluso.
Alla Giornata del Risparmio, anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha evitato ogni riferimento diretto al prelievo sulle banche, ma il messaggio è stato chiaro. "Le banche devono tornare a dedicare il massimo delle loro energie alla raccolta del risparmio e all'erogazione del credito", ha puntualizzato. Il titolare del Tesoro ha invitato gli istituti a concentrarsi sul margine d'interesse, "indicatore fedele della gestione caratteristica", e a consolidare rapporti di lungo periodo con imprese e famiglie.
Un richiamo, il suo, che implicitamente giustifica la richiesta di un contributo: un sistema che ha beneficiato di garanzie pubbliche ("Lo Stato non deve sostituirsi al merito creditizio", ha detto) e di condizioni eccezionalmente favorevoli oggi ha la forza per restituire qualcosa alla collettività. "L'afflusso di risparmio è elevato e continuo, soprattutto nella componente dei depositi, quella meno onerosa, mentre i tassi di interesse continuano a diminuire", ha ricordato Giorgetti evidenziando come, tuttavia, "l'andamento del credito a lungo termine, necessario per gli investimenti, resti debole, in particolare per le imprese più piccole". Il messaggio è chiaro: le banche hanno margine per fare qualcosa in più.
Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, ha definito il 2026 "un anno di complessità in crescita", con tassi più bassi e concorrenza accesa sul credito.
Le banche, ha detto, "hanno un'offerta di prestiti superiore alla domanda", auspicando che la ripresa degli investimenti diventi più robusta. Nessuno al convegno, però, ha pronunciato la parola "tassazione". Forse per lasciare spazio a un'ultima trattativa. Anche se il solco pare ormai tracciato.