Pantere Nere armate (legalmente) contro Trump

La prossima settimana gli estremisti del «black power» potranno sfilare con i fucili in pugno

Valeria Robecco

New York Ronde nere con fucili d'assalto in bella vista alla Convention repubblicana di Cleveland: le autorità della città dell'Ohio si devono arrendere dinanzi alla superiore legge statale denominata «Open Carry», che consente di girare armati purché pistole, ma anche AR-15 e AK-47, siano visibili. E i primi a mettere in pratica la «zelante» normativa sulla circolazione delle armi da fuoco saranno gli attivisti aderenti a tutta la galassia dei gruppi di lotta per i diritti degli afroamericani. Gli stessi che sono scesi nelle piazze all'indomani dell'uccisione dei due cittadini neri in Louisiana e Minnesota per mano di poliziotti bianchi, e del conseguente massacro di cinque agenti a Dallas.

«Il nostro compito è rispettare la legge, che io sia d'accordo o meno è un'altra cosa», afferma il sindaco di Cleveland, Frank Jackson. «Siamo obbligati a rispettare le norme statali», precisa il capo della polizia Calvin Williams, sottolineando tuttavia come la strage nella città texana sia stata «un campanello d'allarme», che lo ha spinto a modificare alcune disposizioni in vista dell'appuntamento della prossima settimana. Le armi sono invece messe al bando entro il perimetro della Quicken Loans Arena, riservato ai partecipanti accreditati e controllato dai Secret Service. Tuttavia, con un afflusso stimato di 50mila persone nei quattro giorni della kermesse repubblicana, dove verrà ufficializzata la nomination alle presidenziali di Donald Trump (che secondo la Cnn avrebbe scelto il suo vice, Mike Pence, governatore dell'Indiana) vi sono serie preoccupazioni per il rischio di scontri violenti tra sostenitori e oppositori del tycoon. In prima linea, tra i gruppi che arriveranno a Cleveland armati fino ai denti, ci sono i militanti delle nuove Pantere Nere, che rivendicano il black power, sulle orme del movimento per i diritti degli afroamericani nato alla fine degli anni Sessanta.

«Se è uno Stato dove vige l'Open Carry, eserciteremo i nostri diritti sanciti dal Secondo Emendamento», afferma Hashim Nzinga, presidente del New Black Panther Party, sottolineando che l'obiettivo è difendersi da altri gruppi che saranno anche loro armati. Il movimento, fondato nel 1989, ha ripreso le ronde organizzate a partire dal 1966 dalle vecchie Pantere Nere nate a Oakland, in California, per rispondere con la forza e il piombo ai comportamenti razzisti di una parte della polizia. Di loro resta traccia sui muri dell'università di Berkeley, dove graffiti senza tempo ricordano ancora le marce e le proteste che animarono alla fine degli anni Sessanta uno degli epicentri della protesta nera.

Ma non di soli Black Panther vive la lotta - armata e non - degli afroamericani. Tra i nuovi esponenti ci sono anche i membri del Black Lives Matter, che attirano in gran parte i più giovani, e portano avanti la protesta contro le violenze perpetrate nei confronti dei cittadini di colore. Il gruppo è nato come chiamata all'azione dopo l'uccisione del 17enne afroamericano Trayvon Martin in Florida nel 2012, ma la sua affermazione è avvenuta soprattutto dopo la morte di Michael Brown, nero disarmato di 18 anni ucciso il 9 agosto del 2014 a Ferguson, in Missouri, per mano di un agente bianco. A Cleveland arriverà un vero e proprio esercito pronto ad affacciarsi come un'ombra sulla Convention dove si radunerà il popolo repubblicano pro e anti Trump.

Ma l'appuntamento nell'Ohio non è solo politico: il re del mattone ha voluto un festival a tutto tondo, e l'attivismo nero rischia di guastare tutte le attività organizzate intorno al raduno, tra cui l'esibizione dei

Beach Boys e artisti country di tendenze conservatrici. Sullo sfondo della minaccia di potenziali attentati: un pericolo, seppur latente, insito nel primo grande appuntamento elettorale in vista del rinnovo della Casa Bianca.

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