Qatargate

Panzeri tira in ballo anche Comi e Camusso: "Finanziata la campagna della leader Cgil"

Rivelazioni dell'ex eurodeputato "pentito". Ma la sindacalista smentisce

Panzeri tira in ballo anche Comi e Camusso: "Finanziata la campagna della leader Cgil"

Il «pentito» del Qatargate, Antonio Panzeri, fa nuovi nomi nell'inchiesta sulla presunta corruzione di Qatar, Marocco e Mauritania dentro il Parlamento Ue. Dopo aver parlato delle posizioni degli europarlamentari Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, arrestati dopo la revoca dell'immunità, Panzeri estende il suo racconto dei fatti nell'ambito dell'accordo di collaborazione con la Procura di Bruxelles, con dichiarazioni che però da sole non saranno sufficienti all'accusa. Nei verbali degli interrogatori pubblicati da Le Soir, Knack e Repubblica, si parla dell'eurodeputata di Forza Italia Lara Comi: Panzeri dichiara di aver visto e poi buttato una sua presunta borsa con 60-70mila euro in contanti. E racconta di finanziamenti da parte del Qatar per la campagna di Susanna Camusso, ex segretaria Cgil, a leader del sindacato mondiale.

«Nel 2019 Comi mi ha chiamato chiedendo un favore, se potevo ritirare una borsa dal suo appartamento a Bruxelles e metterla da parte. Ho visto dei vestiti e dei libri vuoti all'interno, con contanti tra 60 e 70mila euro, non li ho contati. Quindi ho preso tutto, ho deciso di buttare via i soldi nella spazzatura. () Non so da dove vengano i soldi di questa borsa». Panzeri nel ricostruire il «sistema», spiega ai magistrati che sarebbe stato il Qatar il finanziatore più pesante della presunta corruzione in Parlamento, con 2,2 milioni di euro. «Io e Francesco Giorgi (suo ex assistente, da pochi giorni ai domiciliari, ndr) ci siamo messi d'accordo per un lavoro di lobbying. Abbiamo deciso di impiegare un milione di euro nel 2018 e nel 2019 e 250 mila euro pro capite all'anno dopo, dal 2020 al 2024».

In un verbale del 13 febbraio citato dai tre quotidiani, Panzeri ricostruisce un incontro a Doha, «nella primavera del 2019, con Al Marri (ministro del Lavoro del Qatar), Giorgi, l'algerino, e io, Cozzolino, Comi. Penso che Eva Kaili fosse presente, ma la decisione presa, in termini di denaro per i deputati, includeva anche lei. Al termine, i qatarini hanno deciso di mettere a disposizione per le campagne elettorali dei tre, 250mila euro ciascuno. Ed è stato fatto». Sarebbe stata questa l'origine dell'accordo. «È importante smentire l'idea che io sia il grande capo - ha anche voluto dire -. Queste persone accettavano denaro in cambio della tutela degli interessi del Qatar come parte del loro lavoro parlamentare». L'avvocato di Comi, Gian Piero Biancolella, smentisce sia l'incontro che i finanziamenti.

Panzeri parla anche dell'interesse sull'elezione del presidente dell'Unione globale dei sindacati del 2018. Ha riferito di un presunto incontro a Bruxelles: «Eravamo Giorgi, Al Marri, l'algerino e io. Mi è stato chiesto chi fosse l'italiana candidata. Dissi che conoscevo Camusso perché eravamo stati nello stesso sindacato. Mi dicono che l'avrebbero incontrata volentieri e l'avrebbero aiutata. Ho parlato con lei a Milano e mi dice di essere disponibile per questo incontro, che si è tenuto poche settimane dopo». Si sarebbe parlato solo di aiuti ai sindacati africani e al medio Oriente: «In precedenza, avevamo individuato una cifra di 600mila euro () che mi sono stati dati in una borsa e sono una buona parte dei soldi trovati nella mia casa. Poi ho saputo che bastavano solo 50mila. Mi restavano quindi 500mila che ho tenuto». Camusso ha replicato: «Non mi è stato chiesto di supportare il Qatar in nessun modo, né si è parlato mai di denaro. So che alcune donazioni sono state ricevute da altri sindacati per le organizzazioni più povere.

Non ero coinvolta direttamente e non conosco i dettagli».

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