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Papà Elkann schifato dai giovani in treno. "Repubblica" insorge

Surreale cronaca classista firmata dallo scrittore. Anche la redazione si ribella

Papà Elkann schifato dai giovani in treno. "Repubblica" insorge

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Unico caso in cui è il padre a essere raccomandato dal figlio, Alain Elkann, padre di John Elkann-figlio, editore-padrone di Repubblica, ieri ha firmato sulle pagine culturali del quotidiano di famiglia un elzeviro estivo alla Wodehouse, di altissima raffinatezza. Che si poteva persino scambiare per una parodia scritta da Chat GPT. Titolo: Sul treno per Foggia con i giovani lanzichenecchi. Occhiello - per cercare di sviare il lettore - «Breve racconto d'estate». Ma non è fiction. Per quanto surreale, è la pura cronaca di un viaggio da Roma alle Puglie su una carrozza di prima classe di un treno Italo. Ora: qualsiasi tentativo di riassumere il racconto - prosa in prima persona e ultimo tentativo da parte di un intellettuale âgé e progressista di resistere all'assalto dei nuovi barbari - sarebbe velleitario. Bisogna leggerlo e ritagliarlo. È la prova documentaria che la sinistra ha ragione in tutto e per tutto nel momento in cui Elkann incarna perfettamente l'esprit di quel mondo che inizia sulle pagine dei giornali del gruppo Gedi, passa per i comizi di Elly Schlein e finisce al matrimonio creepy di Murgia&the Coconuts. Comunque il pezzo è un reportage in partibus infidelium dello scrittore-viaggiatore Alain Elkann, il quale scopre, nell'ordine, che: il mondo reale gli fa schifo; i ragazzi vestono t-shirt e scarpe da ginnastica Nike; ascoltano musica sull'IPhone; non portano l'orologio (incredibile); parlano a voce alta; per andare a Foggia da Roma si passa da Caserta e poi da Benevento.

Strano non abbiano spianato un pezzo di Sud Italia.

Qui un passo dell'immortale prosa kanina: «Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo Sodoma e Gomorra. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica». E si noti la citazione di Robinson, l'inserto di Repubblica.

Al di là del fatto che il secondo volume, non capitolo, della Recherche è All'ombra delle fanciulle in fiore e non Sodoma e Gomorra, che è il quarto, ci chiediamo come possano poi infastidirsi gli intellettuali di sinistra se, da destra, li chiamano «radical chic». Che è come se un giornalista del Giornale scrivesse: «Io leggevo i Protocolli dei Savi di Sion nell'edizione del '37 con prefazione di Julius Evola mentre di fronte a me strani esemplari di razza non caucasica erano incuriositi dal tatuaggio inneggiante il numero 88 che sbucava dal colletto della mia uniforme da Obersturmbannführer delle Ss...» e poi la destra reagisse stizzita se Paolo Berizzi su Repubblica la accusasse di nostalgie di regime.

E non sappiamo neppure quale dei seguenti fatti sia più curioso: 1) che i Landsknechte italici, come si deduce dall'articolo, gettino comunque le lattine di Coca-cola nei cestini; 2) che alla fine non abbiano sodomizzato nei bagni Alain Elkann; 3) che il comitato di redazione di Repubblica abbia diffuso un comunicato in cui prende le distanze dal pezzo classista del padre del padrone. Ma perché? Chi, oggi, non viaggia in prima classe con un quadernetto su cui appuntare con la propria Montblanc note di colore su curiosi individui tatuati che parlano di calcio e di fig* invece di leggere Proust? Come avrebbe detto suo suocero l'Avvocato: «Sono offeso dalla volgavità delle masse».

Per il resto, a Elkann consigliamo, la prossima volta, giusto per variare tratta e tribù, il Milano Porta Garibaldi Domodossola (via Busto Arsizio). D'agosto, senza aria condizionata, né prima classe: verrebbe fuori un altro bel pezzo. E alla sinistra di ripartire da Alain Elkann.

Ha davanti praterie di possibili elettori.

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