La preghiera sulla tomba di San Francesco ad Assisi, l'incontro con i vescovi italiani alla Porziuncola, a Santa Maria degli Angeli, la messa e il pranzo con le monache agostiniane a Montefalco. È durata una manciata di ore la visita di Papa Leone in terra umbra. "È per me una benedizione poter venire in questo luogo sacro. Siamo vicini agli 800 anni dalla morte di San Francesco, questo ci dà modo di prepararci per celebrare questo grande, umile e povero santo mentre il mondo cerca segni di speranza", ha detto arrivando ad Assisi, prima di annunciare che tornerà nel 2026, proprio in occasione dell'ottavo centenario della morte del santo Poverello. E una preghiera per la pace, quella recitata, in privato, sulla tomba di San Francesco, nella Basilica Inferiore.
È però l'incontro con i vescovi italiani il cuore del viaggio-lampo di Prevost, tenuto a conclusione dell'81esima Assemblea Generale della Cei. Dal Pontefice statunitense è arrivato l'invito a dare sempre più forma a "una Chiesa collegiale e sinodale", promuovendo "un umanesimo integrale" in un "tempo segnato da fratture". "Viviamo un tempo segnato da fratture, nei contesti nazionali e internazionali - ha sottolineato - si diffondono spesso messaggi e linguaggi intonati a ostilità e violenza; la corsa all'efficienza lascia indietro i più fragili; l'onnipotenza tecnologica comprime la libertà; la solitudine consuma la speranza, mentre numerose incertezze pesano come incognite sul nostro futuro".
Non bisogna dimenticare nemmeno la sfida del digitale: "La pastorale non può limitarsi a usare i media, ma deve educare ad abitare il digitale in modo umano". Infine la raccomandazione a essere attenti "ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi anche una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso". "L'accoglienza e l'ascolto delle vittime sono il tratto autentico di una Chiesa che, nella conversione comunitaria, sa riconoscere le ferite e si impegna per lenirle". Al termine dell'incontro con la Cei, Leone XIV si è recato a Montefalco per la messa e il pranzo. "Il messaggio più importante che lascia - ha raccontato suor Maria Cristina Daguati, priora del Monastero di Santa Chiara della Croce di Montefalco - è la sua persona di pace e di mitezza. Ha tenuto un'omelia molto bella sulla croce, sulla necessità della vita consacrata, di carità e di comunione. Temi molto legati alla nostra spiritualità. Ma il messaggio più bello è stato proprio la sua persona che infonde tanta, tanta pace. Questa è più di un'omelia". Una "gioia immensa" anche per i frati di Assisi.
"Ci ha esortato a continuare a essere, attraverso la nostra vita, quei segni di speranza, pace e fraternità di cui il mondo ha tanto bisogno", ha detto fra Giulio Cesareo, direttore dell'Ufficio comunicazione del Sacro Convento.