Vaticano

"Il Papa mi vuole morto". Nelle chat di Becciu l'attacco a Bergoglio

Il cardinale imputato per il palazzo di Londra "Mai avrei immaginato che arrivasse a tanto"

"Il Papa mi vuole morto". Nelle chat di Becciu l'attacco a Bergoglio

Accuse pesanti, che tirano in ballo il Papa in prima persona e che rendono l'inchiesta in Vaticano ancora più torbida. «Non pensavo arrivasse a questo punto: vuole la mia morte»: a parlare in questi termini è il cardinale Angelo Becciu, ex sostituto alla segreteria di Stato e ora imputato nel processo che lo vede coinvolto per la compravendita-truffa di un palazzo al centro di Londra. E il riferimento è allo stesso Papa. Chat con familiari e amici, in cui si accusano il Pontefice e i vertici del Vaticano. «Vuole la mia morte», scrive Becciu in un messaggio indirizzato alla parente Giovanna Pani il 22 luglio dello scorso anno, due giorni prima che, con l'aiuto della figlia di questa, Maria Luisa Zambrano, registrasse un telefonata con Papa Francesco, colpo di scena emerso nel corso dell'udienza in Vaticano mercoledì scorso.

L'esistenza di molteplici chat e i loro contenuti - diffusi dall'agenzia Adnkronos - sono il frutto di una indagine svolta dalla Guardia di finanza di Oristano, su rogatoria del Vaticano, trasmessa ora a Roma. Nella chat la donna invita il porporato ad avere coraggio: «Vedrai che la verità trionferà», gli dice. Risponde Becciu: «Per ora sono loro a trionfare e trafiggerci! Ma la vittoria sarà degli onesti». E ancora: «È cattivo, vuole la tua fine», scrive Pani riferendosi al Papa che chiama con l'appellativo sardo «su Mannu». A quel punto il cardinale risponde: «Non vuole fare brutta figura per la condanna iniziale che mi ha dato. Mai avrei immaginato non un Papa ma un uomo arrivasse a tanto». Pani accusa: «È un grande vigliacco, ma tu combatti e fai risplendere la verità, è dura lo so, coraggio vinceremo in pieno, c'è del marcio in Vaticano».

L'affaire Becciu si complica ulteriormente. «Dan Brown è nulla, la realtà supera la fantasia», si legge ancora in una chat. «Buongiorno! Eccomi ben sveglio e pronto a vivere la grande giornata! Sereno e tranquillo!», scrive il porporato sardo in un'altra chat nel giorno in cui si celebra la prima udienza del processo vaticano. «E come ne uscirà la Chiesa? A me le ossa le hanno già rotte e quindi non farò più notizia», prosegue commentando articoli di stampa. «Che razza di responsabilità si è assunto chi ha adottato questa politica di falsa e inopportuna trasparenza. Tutti come pere cotte ne scendiamo», conclude, «credibilità zero». Le chat «seppure non appaiano fornire fonti di prova di fatti costituenti reato - si legge nell'informativa - descrivono l'habitat (maturato nella cerchia dei familiari e dei più stretti congiunti degli odierni indagati) nel quale l'argomento del processo vaticano al cardinale Becciu viene trattato, restituendo una serie di commenti e valutazioni che dimostrano l'esistenza di un regime condiviso di sostanziale ostilità nutrito da costoro verso le autorità giudiziarie vaticane e verso il pontefice».

In un altro scambio, il 13 luglio dello scorso anno, il cardinale esordisce: «Buongiorno! Un bel programma per oggi». Un utente della chat scrive: «Un colpo in testa al Papa», e Becciu ribatte: «Non ci riesco». Ci sarebbe anche una telefonata, fatta dallo stesso cardinale a Francesco in cui «si intendeva spingere il Papa ad affermare circostanze di una qualche utilità» per il processo che stava per iniziare. Una telefonata che sarebbe stata registrata in collaborazione con la Zambrano all'insaputa di Bergoglio. Alla telefonata «risulterebbe fosse presente anche una terza persona di sesso maschile».

Dettagli contenuti in un appunto inviato il 26 ottobre scorso dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari all'ufficio del Promotore di Giustizia e ora agli atti nell'ambito del processo in Vaticano.

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