Papa senza compromessi: «Qui non è il Parlamento»

Francesco apre il Sinodo con forza: «Per raggiungere il consenso mai cercare negoziati». Erdo: «Le unioni gay non sono matrimonio»

P apa Francesco non ha peli sulla lingua e ripete il concetto due volte quasi a volerlo rafforzare: «Il Sinodo non è un Parlamento dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si ricorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi». La platea è composta dai vescovi e cardinali di tutto il mondo per l'avvio del Sinodo sulla Famiglia, iniziato ieri mattina con una breve introduzione di Bergoglio. Sembra quasi un riferimento alla politica italiana che spesso trova nel Parlamento il luogo adatto per accorducci e compromessi, senza guardare al bene generale del Paese.

Il Papa è chiaro: con il Vangelo non si scherza, no a negoziazioni di qualsiasi genere. Sulla stessa linea il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, consigliere numero uno del Papa che, aprendo la prima sessione del sinodo, ha invitato al dialogo ma «non a una difesa delle idee a oltranza».

Si entra nel vivo del dibattito con il Pontefice argentino che invita alla «collegialità, adottando coraggiosamente la parresia, lo zelo pastorale e dottrinale, la saggezza, la franchezza e cercando sempre il bene della Chiesa e delle famiglie».

«Il Sinodo non è un convegno o un parlatorio - aggiunge Jorge Mario Bergoglio - è un'espressione ecclesiale». Per il Pontefice argentino, sono necessari «coraggio apostolico» per evitare che la «nostra vita cristiana sia un museo di ricordi», l'«umiltà evangelica» e l'«orazione fiduciosa. L'unico metodo del Sinodo è quello di aprirsi allo Spirito santo». È quello del cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e relatore generale del Sinodo, l'intervento più duro della giornata di apertura dell'assemblea. Bocciatura sui due temi più controversi dell'assise: la comunione per i divorziati risposati e le unioni omosessuali. «Riguardo ai divorziati e risposati civilmente è doveroso un accompagnamento pastorale misericordioso - ha spiegato il porporato ungherese - il quale però non lascia dubbi circa la verità dell'indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesù Cristo stesso. La misericordia di Dio offre al peccatore il perdono, ma richiede la conversione. Non è il naufragio del primo matrimonio, ma la convivenza nel secondo rapporto che impedisce l'accesso all'Eucaristia».

Esclusa anche la possibilità di accettare il riconoscimento delle coppie gay: «Gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. Ma la Chiesa insegna che non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». L'acceso dibattito ha già provocato la prima spaccatura tra i padri sinodali.

Da una parte, il cardinale francese Andrè Vingt-Trois ha assicurato ai giornalisti che «chi si aspetta un cambiamento spettacolare della dottrina, rimarrà deluso».

Dall'altra, il segretario speciale del Sinodo, monsignor Bruno Forte, ha ribattuto: «Non ci si riunisce per non dire nulla. Il tempo cambia, le situazioni cambiano, la Chiesa non può restare insensibile alle sfide. Siamo qui per vedere, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa, come essere pastori che accompagnano i fedeli».

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