
Parla di pace, di disarmo, di dignità umana, di famiglia, di ambiente, di intelligenza artificiale. L'incontro di Papa Leone XIV con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede è un manifesto che apre le porte del Pontificato ai temi che più stanno a cuore a Prevost. Anche con il rischio di essere criticato. «La Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull'uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche a un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione», sottolinea il Pontefice statunitense che, per la prima volta, affronta con decisione il tema della famiglia, «fondata sull'unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società». E chiede ai governanti di investire su questo. «È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò sottolinea il Papa - può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia».
L'invito si estende a tutti i contesti perché «sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all'anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato». Anche Prevost ha un passato da migrante. «La mia stessa storia è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. Ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio», aggiunge il Papa, che condanna le «condizioni indegne di lavoro» in molte situazioni. «Nel cambiamento d'epoca che stiamo vivendo, la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l'altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali. Occorre peraltro adoperarsi per porre rimedio alle disparità globali, che vedono opulenza e indigenza tracciare solchi profondi tra continenti, Paesi e anche all'interno di singole società», la sua denuncia. C'è anche il tema della pace nel discorso di Papa Prevost al corpo diplomatico. La pace non è «assenza di guerra e di conflitto», né «una semplice tregua, un momento di riposo tra una contesa e l'altra, poiché, per quanto ci si sforzi, le tensioni sono sempre presenti, un po' come la brace che cova sotto la cenere, pronta a riaccendersi in ogni momento», chiosa Leone. Una pace che «si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l'orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi». La ricetta è semplice: occorre una «sincera volontà di dialogo» e in tal senso «è necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale».
Occorre «la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte». «Nessuna pace è possibile conclude il Papa - senza un vero disarmo (e) l'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo».
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