
Sulla carta saranno due settimane di riposo, per staccare un po' la spina e godersi il fresco dei Castelli Romani, tra uno scambio a padel e una nuotata in piscina. Nella pratica saranno, invece, settimane decisive per Leone XIV che da oggi si trasferisce a Castel Gandolfo, luogo di pace dove potrà lavorare, lontano dagli impegni romani, anche ai nuovi assetti curiali. L'ultimo Papa a seguire la tradizione di trascorrere un periodo di riposo lì, era stato Benedetto XVI che anche da emerito aveva vissuto per un breve periodo nel palazzo pontificio del piccolo comune sul lago di Albano. Poi, con l'elezione di Papa Francesco, le cose erano cambiate: Bergoglio disse che non era abituato a fare vacanze fuori casa e che avrebbe preferito rimanere a Santa Marta. Così dal 2016 il palazzo che si erge sulla piazza centrale del borgo è diventato un museo. Leone trascorrerà questo periodo, fino al 20 luglio, infatti, nell'adiacente Villa Barberini, parte del complesso delle ville pontificie, che un tempo ospitava il Segretario di Stato e il prefetto della Casa Pontificia.
Dalla residenza estiva, Papa Prevost potrà concentrarsi sulle questioni più delicate che riguardano il governo della Chiesa e soprattutto potrà prendere delle decisioni su alcune proposte già arrivate da tempo sulla sua scrivania. Una di queste era stata avanzata dal collegio cardinalizio durante le congregazioni generali pre-conclave: "Il Papa non potrà governare da solo, non può avere mille occhi", era stata la suggestione lanciata da numerosi porporati a colui che sarebbe diventato Papa, "il nuovo Pontefice avrà bisogno di un gruppo ristretto di collaboratori che possa coadiuvarlo nel governo della Chiesa". La proposta, dopo l'elezione di Prevost, era rimasta un po' per aria, fino a qualche settimana fa, quando diversi collaboratori di Curia hanno formalmente consigliato al nuovo Pontefice di mettere in piedi un fidato gruppo di lavoro che possa aiutarlo nella gestione dei dossier più importanti, da quelli economici a quelli che riguardano la gestione dello Stato e la Chiesa nel mondo.
L'idea di un "consiglio di cardinali", non è di certo nuova: Papa Francesco, nel settembre del 2013, sei mesi dopo la sua elezione, aveva istituito il cosiddetto "C8" (diventato quasi un anno dopo "C9") con nove porporati dai diversi continenti, il Segretario di Stato e il presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; un gruppo che si riuniva periodicamente per consigliare il Papa, lavorare alla riforma della Costituzione Apostolica, per discutere sulle questioni più urgenti e informare le Chiese locali sulle iniziative in atto volute dal Pontefice.
In questo caso, secondo l'idea originaria lanciata a Leone XIV, si tratterebbe, invece, di un gruppo esclusivamente curiale, decisamente più ristretto rispetto al C9 e che possa lavorare al fianco del Pontefice come una sorta di "Consiglio Generale". Da ex priore degli agostiniani, dopotutto, Prevost sa bene quanto sia importante poter contare su un gruppo di collaboratori che lo aiuti nei vari ambiti: anche per questo in molti pensano che Leone, da qui a settembre, possa prendere una decisione in merito e sciogliere la riserva. Il periodo a Castel Gandolfo potrà essere propizio per rimodellare, secondo le sue esigenze, questa idea e pensare anche alle prossime nomine: con la morte di Francesco tutti i superiori della Curia Romana sono automaticamente decaduti. All'indomani della sua elezione, Leone ha rinnovato tutti "provvisoriamente", riservandosi un tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo "prima di qualunque nomina o conferma definitiva".
Dallo scorso maggio il Pontefice ha incontrato e dialogato praticamente con tutti i vertici della Curia Romana e, sempre entro settembre, sono attese le prime importanti decisioni. La più urgente e delicata è la nomina del nuovo Prefetto del Dicastero per i Vescovi, carica lasciata vacante proprio da lui.