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Parigi multa le barche inglesi. Londra convoca l'ambasciatore

Nuovo braccio di ferro con i britannici per le licenze nella Manica. La Francia: "Serve il linguaggio della forza"

Parigi multa le barche inglesi. Londra convoca l'ambasciatore

«Adesso dobbiamo parlare il linguaggio della forza, perché purtroppo è l'unico che il governo inglese capisce», spiega in tv il ministro francese per l'Europa, Clement Beaune, dopo che la polizia marittima ha fermato due pescherecci britannici durante i controlli in acque francesi. L'accusa agli inglesi è di aver pescato illegalmente nell'area, cioè senza le licenze necessarie. Sono passati sei mesi da quando il Regno Unito - era maggio - inviò due navi da guerra di fronte all'isola britannica di Jersey, nel canale della Manica, per scoraggiare un tentato blocco ingaggiato dai pescherecci francesi. E adesso un altro scontro sulla pesca si apre tra Francia e Regno Unito, tanto che Londra a fine giornata convoca l'ambasciatore francese e parla di iniziative «ingiustificate».

Vittime del braccio di ferro sono stati ieri mattina due pescherecci inglesi di capesante, uno destinatario solamente di un richiamo verbale, l'altro, il Cornelis Gert Jan, scortato al porto di Le Havre dalla polizia marittima dopo essere stato sorpreso a pescare nella baia della Senna, al largo della costa francese. Parigi sostiene non avesse le autorizzazioni necessarie, ma la società scozzese proprietaria è certa di essere in piena regola e che la mossa sia una ritorsione della Francia per lo scontro con Londra. L'imbarcazione si trova ora ormeggiata, sotto scorta, e l'autorità giudiziaria francese minaccia una multa da 75mila euro.

Oggetto del contendere sono gli accordi commerciali chiusi tra l'Unione europea e il Regno Unito alla vigilia di Natale lo scorso anno e le licenze di pesca concesse dal Regno Unito. L'intesa post-Brexit prevede che i pescatori europei possano continuare a lavorare in alcune acque britanniche a condizione di poter dimostrare che vi pescavano prima dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. Londra è convinta di aver mantenuto gli impegni e sostiene di avere autorizzato a pescare nelle acque britanniche il 98% delle imbarcazioni che hanno chiesto licenza. Ma la Francia contesta il dato e ritiene di essere stata danneggiata. «È falso - dice la ministra per le Attività marittime, Annick Girardin - Il 90,3% delle imbarcazioni sono state autorizzate. Ovviamente, il 10% mancante è dei francesi...Sono nove mesi che i pescatori francesi non sono più in grado di lavorare. È una violazione degli accordi. Ne abbiamo abbastanza». Nelle zone di pesca ancora contese, tra le 6 e le 12 miglia dalle coste britanniche e dalle isole del Canale (le isole di Jersey e Guernsey, dipendenza della Corona) sono state concesse da Londra e Jersey la metà delle licenze, poco più di 210 definitive, mentre Parigi ne chiede altre 200. Non è un caso che la Francia minacci anche ritorsioni «a livello energetico», sventolando l'ipotesi di ridurre la fornitura di elettricità alle isole. «Siamo sempre aperti al dialogo - spiega il primo ministro francese Jean Castex - ma Londra deve rispettare gli impegni». «Non è una dichiarazione di guerra - dice la ministra Girardin - ma è «una battaglia» per far sì che gli inglesi rispettino l'accordo.

D'altra parte già mercoledì Parigi aveva minacciato Londra. In assenza di progressi - aveva spiegato la Francia - una prima serie di misure saranno applicate da martedì 2 novembre: divieto di sbarco di prodotti ittici britannici in tutti i porti francesi, rafforzamento dei controlli sulle navi britanniche, e anche controllo dei camion da e per il Regno Unito, principalmente a Calais. «La nostra pazienza ha un limite», aveva detto due giorni fa il portavoce del governo, Gabriel Attal. Parigi non permetterà a Londra di «asciugarsi i piedi sugli accordi della Brexit».

E di nuovo ieri il ministro Beaune: «Non avremo nessuna tolleranza».

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