Tutti smentiscono le ipotesi di un rinvio del referendum, ma dietro le quinte le manovre ci sono e, ad un mese dal voto del 4 dicembre, accrescono il clima di incertezza.
Secondo un retroscena de La Stampa Silvio Berlusconi avrebbe fatto avere a Matteo Renzi, attraverso intermediari, una proposta per appoggiare uno slittamento causa terremoto. Per il leader di Fi un impegno pubblico del premier a correggere la riforma Boschi su tre punti - elezione diretta dei senatori, più poteri alle Regioni e quorum più alto per eleggere capo dello Stato e alte magistrature - potrebbe indurre le opposizioni a chiedere il rinvio della consultazione. Sono le modifiche chieste anche dal M5S e dalla fronda dem e si aggiungerebbero ai ritocchi all'Italicum che si stanno discutendo al Nazareno, non senza difficoltà, con la minoranza Pd. Si risparmierebbero così 300 milioni per le popolazioni colpite dal sisma nel centro Italia, sarebbe il ragionamento del Cavaliere.
Renzi, però, avrebbe detto no. Per lui, modificare la riforma sarebbe peggio che perdere al referendum. Così, prosegue in tutt'Italia la sua battaglia e attacca Beppe Grillo che non accetta il confronto tv. Mentre il M5S prosegue il tour per il No, che porterà in Sicilia Alessandro De Battista e denuncia un «uso di risorse pubbliche» del fronte del Sì.
Se è fallito il presunto tentativo delle «colombe» azzurre, a cominciare da Gianni Letta, gioiscono i «falchi» del partito, come Renato Brunetta. Ieri, comunque, Berlusconi è sembrato rinvigorito nel suo attivismo per il No, che dovrebbe ricompattare il centrodestra rinsaldando il legame con la Lega. E mentre dà il via da villa Gernetto alla carovana di Fiat 500 per la campagna contro la riforma, scrive sulla sua pagina Fb: «Non può una legge costituzionale non essere percepita come propria dalla metà del Paese». Citando il «compromesso alto e nobile» dei Costituenti del 1948, promette che dopo il successo del No ripartirà «un processo di riforme condiviso». Avverte Brunetta: «Berlusconi in campo vale 3-5 punti in più».
In questo quadro di scontro il presidente della Repubblica fa sapere che non ha alcun ruolo in un possibile rinvio del referendum. Un retroscena di Repubblica descrive Sergio Mattarella «stupito» dai tentativi di coinvolgerlo su un'ipotesi che appare chiusa.
I leader, da Renzi a Berlusconi, sono intanto a caccia di finanziamenti per lo sprint finale della campagna. L'obiettivo è convincere gli indecisi, che sono ancora tanti. Anche se un sondaggio dell'Istituto Ixè, presentato su Rai3 da Agorà, dice che sale al 58% (+2%) l'ipotesi di affluenza alle urne. E si riduce a un punto la forbice tra Sì e No, a vantaggio dei contrari alla riforma: 39% a 38%. Una settimana fa era 40% a 37% per il No. Con un 37% di elettori Pd favorevoli e un 69% dei 5 Stelle, più un 60% della Lega schierati contro.
Per il rinvio del voto l'unico tentativo alla luce del sole è quello dell'ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida, con il suo ricorso al tribunale di Milano per sollevare la questione di legittimità davanti alla Consulta. La giudice Loreta Dorigo, però, si è presa 10 giorni per decidere e l'ipotesi di influire sulla consultazione sembra ridotta.
Anche perché, secondo diversi costituzionalisti è ben difficile che il ricorso sia accolto a Milano e, ancor più, a Roma.Si schierano anche le toghe di sinistra, con Magistratura Democratica, in congresso a Bologna, sul fronte del No. Una scelta che il vicepresidente della Csm Giovanni Legnini, «non giudica», né critica.
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