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La partita dei vice per calmare i delusi

Nel risiko dei sottosegretari anche Cerno e le ex ministre Grillo e Lezzi

La partita dei vice per calmare i delusi

Roma - Chi è stato «quasi» ministro spera di diventare almeno vice e chi ministro non lo è più si accontenta di fare il sottosegretario. Chiusa la partita più importante se ne apre un'altra non meno prestigiosa. Funzioni operative, portafogli da gestire, potere da amministrare. È quanto viene conteso dai parlamentari di Pd e M5s che puntano ad aggiungere al titolo di onorevole quello di viceministro e sottosegretario. In ballo ci sarebbero circa quaranta caselle. Per Stefano Buffagni del M5s, già sottosegretario alla presidenza nel precedente governo, si starebbe preparando il ruolo di vice all'Economia o mal che vada ai Trasporti. All'interno del M5s è data per quasi certa la delega da vice per Luca Carabetta al ministero dell'Innovazione. Da più parti, si ripete che l'intenzione di Di Maio sia quella di premiare seconde file. Tra queste, c'è l'oncologo Pierpaolo Sileri che dovrebbe andare alla Sanità in compagnia di Giorgio Trizzino, deputato palermitano molto vicino al presidente Sergio Mattarella. Laura Castelli dovrebbe rimanere all'Economia (anche se il Pd non la ama e preferirebbe vederla alla Pa) mentre Mattia Fantinati potrebbe affiancare Dario Franceschini alla Cultura con la delega al turismo. Ma il M5s, alla Cultura, vuole anche promuovere Francesco D'Uva, capogruppo alla Camera, che ha seguito la trattativa di governo. Confermato è Manlio Di Stefano agli Esteri come Luigi Gaetti all'Interno. In quel dicastero approderebbe pure il pentastellato Carlo Sibilia mentre per il Pd il nome certo è quello di Emanuele Fiano, un altro che è entrato ministro ma è uscito deputato. All'Editoria, da sottosegretario - casella fino a ieri occupata da Vito Crimi, il grillino che voleva spegnere Radio Radicale andrà il dem Walter Verini con la missione di normalizzare i rapporti con la stampa. Il nodo tuttavia rimane sempre uno: dare luce alle vecchie glorie (Debora Serracchiani concorre per la Giustizia), fare felici i quasi ministri e ricollocare i licenziati. Alle ex ministre del M5s, Giulia Grillo e Barbara Lezzi, sono state promesse due poltrone da sottosegretarie. Lia Quartapelle, eterna promessa da ministro degli Esteri, ci andrà da vice, ma deve vedersela con Marina Sereni, altra vecchia conoscenza della sinistra Pd, tornata in corsa. All'Istruzione, dovrebbero fare il loro ingresso le renziane Simona Malpezzi e Anna Ascani. Quest'ultima non ha bisogno neppure della nomina. Il circolo Pd di Londra (se ne è accorto il Fatto), dove la Ascani sarà presto ospite, la presenta già come viceministro dell'Istruzione. Poco noto, ma molto stimato da Renzi è Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra, in passato direttore del reparto di Pediatria dell'ospedale Cardarelli. Per lui è pronto un ruolo da sottosegretario alla Sanità. Alle Pari Opportunità, il Pd sta pensando invece di indicare l'ex condirettore di Repubblica, Tommaso Cerno, che aveva lasciato il giornalismo per dedicarsi, in parlamento, a questi temi. Probabile che l'ex tesoriere dei democratici, Antonio Misiani, raggiunga al Mef il suo compagno di partito e oggi ministro Roberto Gualtieri. In quota Prodi (c'è anche questa), allo Sviluppo Economico, si ritiene debba andare il deputato bolognese del Pd, Gianluca Benamati, ingegnere chimico che ha lavorato con il Premio Nobel Carlo Rubbia.

Insomma, non saranno ministri, ma, in alcuni casi, conteranno di più.

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