"La partita non finisce qui" Il piano B di Renzi e Malagò

I due si vedranno oggi: nulla di definitivo fino al voto del Consiglio. Ipotesi dossier senza firma della Raggi

"La partita non finisce qui" Il piano B di Renzi e Malagò

Roma Se l'ukaze di Beppe Grillo ha costretto il sindaco di Roma, Virginia Raggi a dire no alle Olimpiadi 2024 («Brava, continua così», le ha detto Beppe al telefono) e a 7 miliardi di euro di ricavi, non è detto che il presidente del Consiglio Renzi, e quello del Coni, Giovanni Malagò, vogliano seguire la stessa strada.

Anzi, il numero uno del Comitato olimpico italiano sta cercando di convincere il premier a elaborare fin nei minimi dettagli il «piano B». O i «piani B», visto che nelle ultime settimane si erano ipotizzati diverse opzioni. La prima è decisamente fallita perché le anticipazioni di cassa del Tesoro alla Capitale per avviare le infrastrutture necessarie, promesse informalmente alla prima cittadina, non hanno sortito nessun effetto sebbene si trattasse di parecchie centinaia di milioni che a un Comune in perenne dissesto avrebbe fatto parecchio comodo.

«Siamo obbligati a essere della partita», ha detto ieri a Malagò accennando alla mancanza di un atto formale, come la mozione che dovrebbe essere votata dal consiglio comunale la prossima settimana. «Con Renzi parlo domani», ha aggiunto preannunciando che la fiaccola virtuale è tutt'altro che spenta. Sembrerà strano, ma quella di Roma è attualmente la candidatura che ha maggiori chance di vittoria. Il capo del governo, durante la trasferta brasiliana ad agosto, ha brigato molto con il Cio (soprattutto con la delegazione cinese ricordando l'appoggio italiano per le Olimpiadi invernali 2022) per assicurarsi un appoggio pesante. Insomma, al momento la Capitale è piazzata meglio di Parigi e Los Angeles, Malagò lo sa e cerca di far pressione sul lato edonistico del premier che sicuramente vorrebbe intestarsi il merito di aver portato le Olimpiadi in Italia e di battere quel «partito del no» che ferma il Paese e che, di questo passo, rischia di trascinare Roma in un pantano. In fondo, M5S è il migliore spot tanto per il centrodestra quanto per il centrosinistra.

Ecco perché Renzi vuole evitare qualsiasi attrito con i grillini, dribblando le polemiche. Il presidente del Coni, tuttavia, sa che in questo momento non è necessaria una controfirma del sindaco per presentare il secondo dossier da inviare entro il 7 ottobre. Un documento ufficiale di Roma Capitale esiste già ed è la mozione sulla candidatura approvata sotto la giunta Marino. Dunque, quello del mese prossimo potrebbe essere solo un passaggio formale, sfruttato (male) negli ultimi tempi per convincere il Campidoglio a smetterla di traccheggiare.

La vera deadline è il 3 febbraio allorquando nel terzo dossier occorrerà che la città organizzatrice presenti il programma dei Giochi e delinei le proposte di utilizzo futuro degli impianti (per evitare che i contributi finiscano dispersi). Andare «da soli» in quell'occasione non sarebbe una bella figura anche se ci sono precedenti come Los Angeles 1984, organizzata totalmente da privati.

Oltretutto, questo rappresenterebbe quello «scontro» che Renzi vorrebbe evitare. E «scontro» sarebbe anche la denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale che il Coni vorrebbe formalizzare per il cattivo utilizzo dei fondi stanziati dalla Stabilità 2016.

Il governo magari batterà la strada del referendum consultivo tra i cittadini. Malagò (ma anche Renzi sotto sotto) spera che di qui a febbraio salti la giunta Raggi, vista l'incapacità finora manifestata dai grillini. Con un commissario prefettizio tutto sarebbe più facile.

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