Politica

Sulla Libia è scontro a sinistra: ma il Pd non si impone

Alcuni deputati del Pd si sono smarcati dalla linea del governo sulla Libia in quanto contrari al rifinanziamento del supporto alla Guardia costiera di Tripoli. Passa comunque la risoluzione sul decreto missioni

Sulla Libia è scontro a sinistra: ma il Pd non si impone

Il compromesso trovato è molto semplice: si decide di non decidere o, meglio ancora, di rinviare tutto al prossimo anno. La linea passata sul rifinanziamento del supporto alla Guardia Costiera libica è proprio questa. Lo si è visto già ieri sera in sede di relazione delle commissioni Esteri e Difesa della Camera.

L'intesa, mediata tra tutti i partiti della maggioranza, ha riguardato la possibilità di verificare nel 2022 se ci sono i margini per superare il finanziamento della missione in Libia. Un compromesso tirato all'ultimo minuto per i capelli. Perché soprattutto il Pd voleva assecondare le pressioni derivanti dal mondo delle Ong e delle associazioni.

Il compromesso

Il decreto missioni viene votato ogni anno per finanziare le operazioni internazionali in cui è coinvolta l'Italia. Nel calderone di questo documento c'è il sostegno alle autorità libiche per il contrasto all'immigrazione irregolare. Soldi messi in campo per finanziare l'addestramento della Guardia Costiera libica, chiamata a evitare un esodo massiccio di migranti verso le nostre coste.

Il sostegno a Tripoli non è certo una novità del governo Draghi. Al contrario, risale all'epoca del governo di Paolo Gentiloni e del memorandum sottoscritto tra questo esecutivo e la Libia nel 2017. Ogni anno l'Italia mette a disposizione milioni di Euro e uomini per mettere nelle condizioni di agire la Guardia Costiera libica.

Ma è proprio questo che non va giù al mondo delle Ong. Secondo loro ogni collaborazione con Tripoli su questo campo va scartata. L'ultimo episodio che ha visto protagonista le motovedette libiche, quello cioè dove si vedono spari partire da un mezzo di Tripoli verso migranti diretti a Lampedusa, è stato preso come esempio per giustificare l'opposizione al finanziamento.

Il Pd del segretario Enrico Letta è molto più vicino al mondo delle Ong. E la parte più a sinistra del partito, capitanata da Matteo Orfini e Laura Boldrini, ha promesso giorni fa barricate ed emendamenti pur di non far passare il rifinanziamento alla Guardia Costiera libica. Il M5S dal canto suo ha voluto evitare di smarcarsi troppo dalla linea pro Ong. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio mercoledì in un question time alla Camera, ha affermato che “il governo italiano non ha disposto e non disporrà finanziamenti a favore della Guardia Costiera Libica”. Un modo per spiegare come tecnicamente i soldi di Roma non vanno ai guardiacoste tanto disprezzati, quanto invece alle operazioni di rafforzamento delle autorità di Tripoli. Ma quello di Di Maio è stato un discorso con il quale ha strizzato un occhio al Pd.

Enrico Letta nei giorni scorsi aveva pensato a un primo compromesso. Assegnare cioè all'Europa i compiti assunti dall'Italia in Libia con il decreto missioni. Un modo per non scontentare le Ong ed evitare di togliere del tutto i finanziamenti verso Tripoli. Ma anche questa soluzione ha destato non pochi mal di pancia a sinistra. Alla fine si è scelta la via del rinvio fra un anno della questione. Fra 12 mesi cioè il governo dovrà valutare se è possibile chiamare in causa l'Europa ed evitare il finanziamento verso Tripoli da parte dell'Italia.

“Con riferimento alla missione bilaterale di assistenza alla guardia costiera della Marina militare libica ed alla General administration for aoastal security – si legge in un emendamento del Pd approvato ieri sera nelle commissioni Esteri e Difesa – si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad una verifica per superare, nella prossima programmazione, la suddetta missione, proponendo di trasferire le funzioni della stessa alla missione bilaterale Miasit Libia e alla missione Irini”. Un po' come dire che per quest'anno è andata così. Per il prossimo, forse, si vedrà. E si cercherà di trasferire le competenze in capo all'Italia verso ambiti internazionali.

Il voto in aula

Il via libera all'emendamento è arrivato nella tarda serata di mercoledì. Nonostante l'intesa in sano alla maggioranza, non sono mancati i distinguo da parte di alcuni deputati della coalizione di governo: “Non parteciperemo al voto sulla scheda 48 sulla Libia – ha dichiarato la deputata Giuseppina Occhinero di Italia Viva – perché è indispensabile esercitare la massima pressione per prevenire le inaccettabili e sistematiche violazioni dei diritti umani e i comportamenti criminali”.

Trenta parlamentari hanno scritto una lettera in cui hanno annunciato il voto contrario al rifinanziamento della missione in Libia: “Non è sufficiente spostare la catena di comando e per questo oggi voteremo contro il rifinanziamento della missione bilaterale di supporto alla Guardia Costiera libica”, si legge nella missiva a firma tra gli altri anche di Pierluigi Bersani, Laura Boldrini, Matteo Orfini e Stefano Fassina.

Buona parte del Pd comunque è stata a favore del decreto. In linea con l'orientamento di gran parte della maggioranza: anche il M5S ha annunciato il voto favorevole, al pari ovviamente di Lega e Forza Italia. Alla fine la risoluzione sul decreto missioni della maggioranza è stato approvato.

I sì sono stati 438. Hanno votato il via libera alle missioni anche i deputati di Fratelli d'Italia: "Avremmo preferito un voto unanime da parte di questa maggioranza - ha dichiarato il deputato Salvatore Deidda - che invece, con alcuni suoi esponenti, continua a oltraggiare i nostri militari appellandoli complicì per quello che succede in Libia",

Commenti