Economia e finanza

Il pasticcio blu di Musk. Azienda crolla in Borsa: colpa di un falso tweet

Una società perde 14 miliardi dopo l'annuncio partito da un profilo finto. Elon corre ai ripari

Il pasticcio blu di Musk. Azienda crolla in Borsa: colpa di un falso tweet

A inizio novembre Elon Musk era stato profetico: «Twitter farà molte cose stupide nei prossimi mesi. Manterremo ciò che funziona e cambieremo ciò che non funziona». Una di queste (stupidate) è senza dubbio l'introduzione della spunta blu a pagamento: fino a pochi giorni fa era il marchio che assicurava agli utenti l'ufficialità dell'account, oggi è diventato lo schermo dietro il quale si celano falsi, parodie e raggiri di ogni tipo.

Grazie alla rivoluzione di Mr. Tesla, numerosi utenti hanno colto l'occasione, pagando solo 8 dollari, per creare falsi account di celebrità, istituzioni e aziende. E provare a destabilizzare un po' la Rete. D'altronde, se te lo dice lo stesso proprietario che potrebbero succedere «cose stupide», perché non approfittarne immediatamente? E così la (falsa) Pepsi racconta che «la Coca Cola è migliore»; di contro la (falsa) azienda di Atlanta annuncia che «al millesimo retweet torneremo a mettere cocaina nella Coca Cola». Poi c'è la (falsa) Nintendo che posta una foto dell'iconico Super Mario che mostra il dito medio. Sempre da Twitter scopriamo che al (falso) George W. Bush «manca uccidere in Irak», mentre il (falso) Tony Blair non può che concordare con lui. E ancora. C'è il (falso) Papa che twitta ubriaco da un party in Francia, il (falso) LeBron James che chiede di lasciare i Los Angeles Lakers. Dal passato ricompare anche il (falso) Martin Lutero che risponde alla finta offerta del Pontefice per un'indulgenza da 8 dollari. Ironia della sorte, compare anche un (falso) Musk che promette cene gratuite e vacanze a chiunque si chiami come la sua ex moglie Grimes, mentre la sua (falsa) Tesla scherza sul lavoro minorile.

Tutto falso, ma tutto incredibilmente bollinato da Elon.

Eppure il caso più eclatante, dove si intrecciano social network, profili (falsi) e soldi (veri) è quello dell'azienda farmaceutica Eli Lilly & Company. Nei giorni scorsi degli sconosciuti hanno creato un account fake della società, pagato 8 dollari per ottenere comunque un profilo certificato e prodotto questo semplice tweet: «Da oggi l'insulina è gratuita». Uno scherzo? Forse. Non a caso, la società che produce il farmaco salvavita per i malati di diabete, in passato era stata contestata per l'elevato costo delle fiale, che arrivano a costare oltre 100 dollari. Però in questo caso c'è poco da divertirsi. L'azienda, che è quotata in Borsa, ha visto le proprie azioni crollare in pochissime ore: -5,97%, che in soldoni significano 14 miliardi di dollari di capitalizzazione bruciata. Tutto per un tweet. Falso. Una stupidata, quella di Musk, pagata a caro prezzo da altri.

Ora la speranza è che qualcuno, come già sembra, provi a far rinsavire Mr. Tesla. Mentre alcuni utenti e media statunitensi già annunciano la sospensione delle spunte a pagamento, il miliardario ha twittato per spiegare che «gli account impegnati nella parodia dovranno includere parodia nel loro nome, e non solo nella biografia». Mentre per certificare la credibilità dei profili reali ha parlato dell'aggiunta della parola «Official» nel nome.

Ultimo effetto indesiderato dell'innovazione: bollino di autenticità anche per l'account «Jesus Christ», 825mila follower.

Magari un giorno Musk ci racconterà di aver controllato personalmente.

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