Il pasticcio dei giudici di pace

Il pasticcio dei giudici di pace

Che la giustizia italiana sia al collasso non è una notizia che ci sorprenda più di tanto. La carenza d'organico è sicuramente uno dei problemi cronici in cui ci si imbatte da anni e gli strumenti alternativi per cercare di disincentivare i contenziosi abbinati ad un uso massiccio della lite temeraria hanno trasformato le cause ordinarie in un terreno impervio dove chi ha torto sa già che riesce a farla franca. Ma quello che non tutti sanno è che i giudici civili sono attualmente occupati a trattare, in primo grado, poi in appello e in Cassazione, le richieste di asilo dei profughi e ogni questione legata all'immigrazione. Il risultato è che nei Tribunali non c'è più tempo per gestire la «nostra» giustizia e davanti alle aule è normale trovare decine di aspiranti profughi seduti per terra ad aspettare il loro turno. Forse anche per questo, chi ci governa si è messo in testa che il problema «giustizia» si possa risolvere spostando le liti fuori dai Tribunali, che è un po' come pretendere di pulire casa mettendo la polvere sotto il tappeto.

L'ultima novità prevede l'estensione delle competenze dei Giudici di Pace, per valore e per materia, attribuendo loro tutte le liti di natura condominiale: il decreto attuativo della riforma della giustizia prevede che tutta la materia condominiale diventi di competenza dei magistrati «onorari». Nel gergo si parla di magistrati «togati» per identificare i giudici di professione, coloro che hanno sostenuto un concorso pubblico, mentre «onorari» sono quei professionisti «prestati» ai Tribunali, deputati ad assolvere specifici compiti (i Got) o gli stessi Giudici di Pace, che sono avvocati, professori di diritto, ex dirigenti di cancelleria, nominati con incarico a tempo per dirimere le controversie di minor spessore come i sinistri stradali.

Così facendo lo Stato risparmia fior di stipendi pagando onorari «a gettone» (molto poco), sacrificando (con rare eccezioni) la competenza dei giudici di professione. Il risultato è che spesso ci si imbatte in pronunce che fanno a pugni con il diritto (così da doverle appellare, raddoppiando i costi). Un qualcosa di simile sta avvenendo con la mediazione obbligatoria, che costringe le parti a sostenere una sorta di pre-contenzioso di fronte ad un arbitro che solo raramente assume una posizione autorevole e che spesso si limita a ratificare il fallimento della mediazione. Con conseguente perdita di tempo e denaro.

Ma i cittadini italiani non possono stare tranquilli nemmeno quando riescono a sedersi in un'aula di Tribunale, pensando così di essersi lasciati alle spalle Giudici di Pace e organismi di mediazione: anche in una causa ordinaria il magistrato «togato» spesso appalta un pezzo di giudizio ad un magistrato onorario. Sembra la trama di un videogioco in cui il protagonista ha mille vite e si rigenera dalle sue stesse ceneri. Peccato che la vita delle persone non sia un gioco e per avere «giustizia» avremmo il sacrosanto diritto di pretendere magistrati seri ed imparziali.

Il panorama attuale è desolante, le norme di legge sono state sostituite con le regole dettate dagli arbitri o Got che operano con salomonica equidistanza, in barba a ragioni e torti, un «tanto al chilo», minando legami primari o interessi economici. I padri costituenti avrebbero sicuramente qualcosa da ridire rispetto a politiche che pensano di sgravare i magistrati di lavoro ma che in realtà indeboliscono soltanto la giustizia.

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