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Un patrimonio unico. Subito un'Authority per salvare la bellezza

Un patrimonio unico. Subito un'Authority per salvare la bellezza

V enezia è il punto più alto della civiltà artistica italiana, essendo l'Italia il primo Paese per l'arte, è il primo posto nel mondo.

Ma non c'è nessuna preoccupazione per l'emergenza della bellezza minacciata. C'è un fragile ministero, ma non c'è un'autorità per le emergenze climatiche e per i rischi del patrimonio artistico e paesaggistico. In Italia conta solo la corruzione, l'emergenza criminale, la mafia. Nella mente di chi governa l'arte è all'ultimo posto e c'è la mania che i ladri che i mafiosi siano più importanti di tutto, devono essere al centro dell'azione di governo. Abbiamo l'Anac che è l'organismo dell'anticorruzione, non abbiamo l'Anab che dovrebbe essere un'authority per le belle arti. In questa visione, la bellezza non conta nulla e la corruzione è il tema dominante dell'azione di governo. Venezia è in ginocchio, ed è un problema grave e importante almeno quanto l'Ilva, ma nessuno cerca soluzioni e valuta l'emergenza.

Ho detto e ripeto che sono a favore del Mose: stanotte ho visto che il sindaco di Venezia Brugnaro lo ribadiva, condividendo la necessità e l'urgenza di questa opera. Lo testimoniano le condizioni di San Marco: già dopo la precedente alluvione erano effettivamente drammatiche, ora sono irreversibili. L'acqua salata fa saltare la pietra, la frantuma e la polverizza. Per cui, serpentino, porfido, pietra d'Istria e altre materie della base delle colonne si polverizzano e quasi perdono la loro consistenza fisica. Per cui non c'è altro da fare che sostituirle, e questo significa minare l'originalità dell'edificio stesso.

La prima cosa da fare è, dunque, accelerare il processo di funzionamento del Mose. Io, da sempre, ritengo che il Mose debba essere sperimentato e misurato nella sua efficacia. In questo modo capiremo se e' stato giusto farlo. Ma tenerlo in sospeso per una cifra di pochi milioni di euro, mi sembra cedere al fatto che la corruzione, e tutto quello che era intorno al Mose, è più importante del Mose stesso.

Occorre che il governo dia un'accelerata: se non riescono a risolvere l'Ilva, almeno mettere a posto il Mose non dovrebbe essere un problema, perché al 95% è concluso. Quando accade un inconveniente come questa alluvione, tra alta marea e scirocco, ci si rende conto che più tempo si perde, peggio è.

Mancando il Mose, si perde l'opportunità per la città di valutare i benefici che uno sbarramento delle alte maree, all'altezza del Mose, può portare. Credo che sia una valutazione fondamentale. Il governo dovrebbe fare in modo di renderlo pronto non nel 2021, ma nel 2020. I lavori, che sono probabilmente fermi per le inchieste giudiziarie, dovrebbero riprendere. È più importante salvare Venezia che perdere tempo dietro a inchieste giudiziarie per arrestare uno o due ladri.

L'emergenza ha raggiungo un picco, e anche la Biennale oggi è ferma, anche se è chiaro che questo è un episodio marginale cui si può porre rimedio. Se pensiamo a quello che espongono, che se lo porta via l'acqua è meglio, dobbiamo ricordare che si spendono 10 milioni di euro realizzarla. Propongo: non facciamo la prossima Biennale e salviamo Venezia. L'acqua logora la pietra dei basamenti, l'ho visto con i miei occhi, a quel punto non puoi fare più niente, puoi solo sostituirli. Devi intervenire. Non c'è da discutere. È evidente che Venezia è fragile e la sua fragilità va sostenuta con interventi logici e coerenti.

La più grande emergenza è l'emergenza della bellezza.

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