Un patto segreto. Un aiuto a Malta da parte della Guardia costiera libica. Quando i barconi affollati di profughi puntano su La Valletta le unità di Tripoli entrano in azione: li bloccano, prima del loro ingresso nelle acque del minuscolo stato, recuperano i migranti e li riportano indietro, al punto di partenza. Nel caos della Libia di oggi.
È il quotidiano Times of Malta, nell'edizione domenicale on line, a dare la notizia che mostra cosa succede dietro le quinte dei vertici Ue che si susseguono nel segno dell'inconcludenza. Ciascuno cerca di organizzarsi e di schivare il problema come può. L'isola, vicinissima alle coste africane, è sulla prima linea degli sbarchi, come la nostra Lampedusa.
E da anni le autorità maltesi sono sotto accusa: cercano in tutti i modi di deviare altrove, di solito in Italia, le barche cariche di profughi che tentano la traversata e vogliono rifarsi una vita in Occidente. Ora la rivelazione mette in luce le solite dinamiche europee. O meglio, nell'attesa di un accordo che non si riesce a stabilire fra i partner della Ue, ciascuno si muove come meglio crede. E Malta avrebbe scelto la strada di un patto sottobanco con Tripoli. Le navi libiche, probabilmente anche quelle finanziate da Roma, vanno a recuperare i migranti quando sono ancora in acque internazionali e li smistano di nuovo in Libia. Fra centri di detenzione, lager, trafficanti senza scrupoli. E cosi l'ong Alarm Phone lancia un grido di dolore: «L'intesa impedisce alle persone di fuggire da zone di guerra e viola i diritti umani». E Nicola Fratoianni di Leu definisce «agghiacciante» quanto è emerso. Ma la verità è che il meccanismo è già stato sperimentato e il governo maltese non ha nessuna intenzione di fare retromarcia. Anzi, un portavoce dell'esecutivo lascia trapelare un messaggio che conferma implicitamente i contenuti dell'articolo: «Nessun patto segreto. Malta rispetta le convenzioni internazionali e gli incontri bilaterali avvengono su base regolare».
Avanti cosi, insomma, anche se le obiezioni, etiche e politiche, sono più di una e in questo modo si lascia l'Italia ancora più sola nel contrasto del fenomeno e si espongono i migranti a possibili ritorsioni da parte di soggetti senza scrupoli.
Fra l'altro, l'intesa di «mutua collaborazione» fra le Forze Armate di Malta e la Guardia Costiera di Tripoli passerebbe attraverso Neville Gafà, funzionario dell'ufficio del Primo ministro di Malta, già accusato più volte di corruzione per aver concesso visti d'ingresso irregolari a cittadini libici che chiedevano cure particolari a Malta. Non solo: Gafà avrebbe partecipato in Libia all'incontro con il leader di una milizia che controlla il racket in un centro di detenzione privato.
Secondo il Times of Malta i colloqui sarebbero partiti un anno fa e l'incontro più importante, forse decisivo, si sarebbe svolto il 18 giugno scorso: al tavolo si sarebbero seduti Gafà, il vice primo ministro libico Ahmed Malteeg, il colonnello Clinton O' Neal, capo dell'intelligence di La Valletta, e l'ambasciatore maltese in Libia, Charles Maliba. In almeno un caso, i libici avrebbero sconfinato, catturando i fuggitivi nei mari di Malta, ovviamente d'accordo con le Forze armate dell'isola.
Intanto, a settembre è stato annunciato proprio a Malta un nuovo accordo sul ricollocamento automatico dei migranti basato su un principio semplice e rivoluzionario: chi
sbarca a La Valletta e in Italia sbarca in Europa. Ma l'intesa, al momento, sembra essersi arenata per la diffidenza di diversi paesi europei. Per ora si va avanti in ordine sparso: Malta può continuare a dribblare le regole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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