Elly Schlein si fa il "suo campo largo" e schiaccia la testa ai riformisti. Da Speranza a Bonaccini: la maggioranza che sostiene la segretaria cambia pelle, inglobando anche Energia Popolare, la corrente che fa capo all'ex governatore dell'Emilia Romagna, sfidante proprio di Elly Schlein al congresso. Doveva azzerare le correnti, ora Schlein le mette tutte insieme per arrivare alle elezioni politiche, senza congresso.
In assemblea nazionale ne escono con le ossa rotta i riformisti, ridotti ormai a sparuta minoranza. La relazione della segretaria passa con una larghissima maggioranza: 255 sì e 36 astensioni. Nessun voto contrario. Nessun sussulto. E soprattutto la segretaria non scioglie i nodi politici su Ucraina e Medio Oriente. Il dissenso ai tempi di Schlein è cancellato. Negli interventi, Pina Picierno, Simona Malpezzi e Giorgio Gori trovano il coraggio di smarcarsi e rivendicare un partito aperto. Schlein tira dritto e incassa l'ingresso in maggioranza di Bonaccini e De Luca jr. La minoranza, rottamata e marginale nel Pd, guarda fuori per la battaglia. Si cerca la sponda di Paolo Gentiloni, Romano Prodi, Arturo Parisi. Si provano a tirare dentro, nella guerra contro Schlein i padri nobili del Pd. È una partita, appena iniziata. E nella quale Schlein sta vincendo. Lo scontro si accende tardi al conclave Pd.
Il più duro è Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo, parlamentare europeo: "Il Pd ha perso la fiducia, sia della maggioranza degli operai, ma anche degli imprenditori. La sinistra è considerata lontana dal mondo dell'impresa. Serve pragmatismo, il riformismo concreto e coraggioso di cui parla Prodi. Poi tocca a un'altra dissidente: Pina Picierno. La vicepresidente del Parlamento europeo non si nasconde: "Il pluralismo va praticato e non solo declamato, altrimenti si scivola in un conformismo avvelenato. L'unità è necessaria, ma l'unità di cui noi abbiamo bisogno, e ne abbiamo bisogno per battere la destra, nasce dal confronto. Voglio dire che ascoltare etichette, giudizi rivolti a compagni: guerrafondai, sionisti fuori dal Pd riformisti da salotto... Ecco questo è un conformismo avvelenato, per cui chi sta in minoranza può solo scegliere se allinearsi o andarsene o stare zitti. Questo non funziona, il pluralismo, segretaria si pratica, non si declama soltanto". Quelli di Picierno e Gori sembrano gli ultimi strilli di ribellione. Schlein sta plasmando il Pd a propria immagine e somiglianza. La segreteria concede alla minoranza lo scalpo di una direzione: "Non c'è mai stata la volontà di reprimere il confronto interno al partito democratico, veniamo da tre anni particolari in cui abbiamo avuto scadenze elettorali ravvicinate, ci siamo trovati schiacciati. Nei prossimi mesi faremo anche una direzione nazionale. Ho fatto anche io parte della minoranza del partito, quando sono diventata segretaria mi sono impegnata a far sentire a casa anche chi ha idee diverse. La discussione è la nostra forza. Serve fare sintesi senza perdere la nettezza della proposta politica".
Graziano Delrio, silenziato e smentito sul Ddl antisemitismo, non parla.
Lorenzo Guerini è assente giustificato. L'ala riformista vive con "serenità" la sua eclissi. Nel Pd oggi dominano Ruotolo, Furfaro e Speranza. L'ultima spiaggia porta a Genova: la sindaca Silvia Salis attende il primo passo falso di Schlein.