Chi di moralismo ferisce, di moralismo perisce. La sinistra per anni e anni ha predicato bene e razzolato male, e oggi si impicca con la propria corda. La Commissione antimafia - abbiamo appreso in questi giorni - ha dato un contributo decisivo a rendere assurda la situazione, tirando fuori dal cilindro delle scemenze una serie di nomi da mettere all'indice: persone cosiddette impresentabili alle elezioni in quanto immischiate in vicende giudiziarie, alcune di nessuno spessore. È la prova che a forza di assecondare il desiderio di pulire la politica, gli spazzini finiscono per essere più sudici della spazzatura.
La Commissione, fra l'altro, ha aspettato la vigilia del voto regionale per lavorare di ramazza, cosicché adesso ci troviamo davanti a uno spettacolo grottesco. Si proscrivono all'ingrosso uomini e donne: condannati in primo grado, prosciolti, innocenti, indagati. Un'operazione vergognosa oltre che insensata. Non si capisce più quale sia l'autorità abilitata a rilasciare la patente di eleggibilità. La Giustizia ordinaria (con la «g» maiuscola)? Il Tar? Rosy Bindi in veste di presidente della succitata Commissione antimafia?
Le prime vittime di questo caos sono gli stessi moralisti che, pur di far secchi certi avversari scomodi e insidiosi, si sono inventati meccanismi di esclusione farraginosi e contorti. Si pensi a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e pretendente al trono di governatore della Campania. Essendo stato condannato per abuso d'ufficio (una bischerata), quand'anche egli facesse incetta di consensi, non potrebbe esercitare la funzione di presidente. Chissenefrega del giudizio del popolo. Conta di più la sentenza ostativa vergata dalle toghe e similari per un reato del cavolo, che può commettere facilmente chiunque maneggi carte burocratiche.
Perché questa follia? Trattasi dell'effetto prodotto della legge Severino, approvata con entusiasmo dal Parlamento e utilizzata per cacciare Silvio Berlusconi dal Senato mediante una forzatura della regola: rendendola, cioè, retroattiva allo scopo preciso di colpire il Cavaliere. Viene quasi da ridere. Si dà il caso che i fautori di quella norma siano stati i progressisti, che ora non hanno titoli per dichiararla ingiusta, e se la beccano fra i denti, loro e il povero De Luca, senza il quale, probabilmente, il Pd non riuscirà a conquistare la Campania.
I renziani rischiano di correre zoppi nelle competizioni regionali, ma non vanno compatiti: chi è causa del proprio male pianga se stesso. Hanno cavalcato a lungo la questione morale pur consapevoli che le porcherie, ammesso siano tali, infestano qualsiasi partito, compreso il loro, come si evince da questa storia surreale. Gli impresentabili, qualora si dovessero costituire in un movimento d'avanguardia, potrebbero ottenere la maggioranza assoluta, visto che essi, stando agli umori pubblici, sono numerosi.
Infatti, chi merita di essere definito impresentabile? Il ladro? Il corrotto? Il fannullone? Se nella categoria di coloro che abusivamente occupano scranni istituzionali includessimo quelli che non hanno combinato nulla di positivo durante il mandato (magari per due decenni), la prima impresentabile sarebbe forse Rosy Bindi, la presidente degli epuratori. Della quale non si segnalano imprese memorabili, nonostante la lunga permanenza nelle auguste stanze del potere.
Se estendiamo la questione morale agli inetti, ai pigri e agli sfaccendati, non la finiamo più di stilare elenchi di indegni. Che, pertanto, qualora dovessero davvero fondare un partito, sarebbero pronti a vincere le elezioni da qui all'eternità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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