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Il Pd pronto a far saltare Salini Vuole occupare le poltrone nei tg

L'ad attende le regionali per decidere chi nominare al Tg3

Il Pd pronto a far saltare Salini Vuole occupare le poltrone nei tg

Adesso la guerra interna alla Rai è arrivata alle battute finali. O la sinistra riesce a riconquistare posizioni importanti dentro la tv di Stato, in forza del patto di governo con i 5 Stelle, o altrimenti l'ad Fabrizio Salini potrebbe essere arrivato a fine corsa. Insomma, il Pd sta aspettando da quest'estate, dal momento del ribaltone della maggioranza giallo-verde con quella giallo-rossa di cambiare le poltrone fondamentali per orientare i programmi giornalistici e, soprattutto, i telegiornali. E mandare via alcuni dei dirigenti più vicini all'area sovranista-Salviniana. Ma, finora, l'ad Salini non è stato in grado di superare tutti i veti incrociati dei vari partiti e portare avanti il piano industriale, nonostante abbia molti più poteri rispetto ai suoi predecessori. Risultato? Ieri Repubblica ha fatto sapere che il ministro dell'economia Roberto Gualtieri, da cui dipende la tv di Stato, è pronto a convocare l'ad e a metterlo di fronte alle sue titubanze. Più che una moral suasion pare una minaccia. In sostanza, dimissioni «volontarie».

Allo stato attuale, comunque, l'ad ha scelto di continuare a procedere per gradi, lasciando fuori i cambi ai vertici del tiggì dal prossimo Cda di martedì. All'ordine del giorno, sempre che non si rimandi di nuovo, restano le nomine dei direttori di testata (Coletta a Raiuno, Di Meo a Raidue, forse Calandrelli a Raitre) e delle nuove direzioni orizzontali (tra cui quella importante di Di Bella agli Approfondimenti, che controlla i talk politici, e quella di Teodoli al coordinamento generi). Comunque, il nodo cruciale resterà quello della poltrona del Tg3, dove l'area di sinistra vorrebbe mandare l'ex dg Mario Orfeo, scelta osteggiata però con forza dai 5 Stelle. L'ad intende aspettare il risultato delle elezioni regionali in Emilia e in Calabria per prendere le decisioni finali, ma il Pd scalpita. E i modi per metterlo in croce ci sono tutti. Basta vedere i dati pubblicati ieri da Repubblica, che mostrano un calo vertiginoso di ascolti dei telegiornali. Calo in effetti esistente, ma i dati si possono leggere in diversi modi. La Rai, in risposta, sottolinea che i parametri presi in considerazione dal quotidiano «generano confusione». Senza entrare nel tecnicismo, l'azienda sottolinea in particolare «che nel raffronto 2018/2019 le differenze sono limitate: per esempio il Tg1 delle 20 perde lo 0,9, il Tg2 delle 20,30 lo 0,6, il Tg3 delle 14 lo 0,1».

Sulla questione, ovviamente, ieri si sono scatenati gli esponenti dei poli opposti. «L'Ad Salini faccia subito le nomine sui Tg e sulle reti o ammetta di non essere in grado», ha affermato il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci. «Trovo incredibile - gli ha fatto eco la consigliera Rai Rita Borioni, vicina al Pd - che l'ad decida di lasciare tutto come è oggi». «Sono molto preoccupato per la situazione della Rai - controbatte il consigliere vicino alla Lega Igor De Biasio - A tratti mi sembra una nave alla deriva».

Il consigliere Giampaolo Rossi, invece, sottolinea come più che il calo dei tiggi bisogna considerare i dati dell'osservatorio di Pavia che dicono che «governo e sinistra sono rappresentati sulla tv pubblica al 70 per cento».

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