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Il Pd si incarta sulla legge elettorale. Dietrofont sul taglio dei parlamentari

I dem cercano sponde in Fi. Il partito va nel caos sul referendum

Il Pd si incarta sulla legge elettorale. Dietrofont sul taglio dei parlamentari

Il referendum sul taglio del proporzionale incombe, il Parlamento sta per chiudere i battenti per la pausa estiva, ma di una nuova legge elettorale non si intravede neanche l'ombra. Soprattutto, non si intravedono i voti con cui approvarla.

In pieno agosto, il Pd zingarettiano si dibatte in una trappola apparentemente senza uscita, nella quale - ricordano i critici interni - si è ficcato da solo. Con una sola speranza cui aggrapparsi, ora: Silvio Berlusconi. «Se il Cavaliere ci aiuta, forse un voto sulla legge elettorale prima del 20 settembre si può fare», è l'auspicio sussurrato da qualche esponente. Intanto Zingaretti lancia appelli apparentemente inascoltati: «Votare a favore del taglio dei parlamentari senza una nuova legge elettorale è pericoloso. Mi appello a tutti gli alleati per arrivare a un primo pronunciamento parlamentare prima del voto». Un tentativo che «non porterà a nulla e certifica solo la nostra impotenza», spiega un dirigente parlamentare. Gli interlocutori ufficiali sono Renzi e Leu, cui il proporzionale con sbarramento proposto dal Pd non piace. Sotto sotto, al Nazareno, si spera però in un'apertura di Forza Italia. Di certo gli alleati non offrono sponde: «cambiare la legge elettorale che servirà nel 2023 non è una priorità», taglia corto il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, da Iv. Peraltro, rincara la dose Roberto Giachetti, «questa cosa della legge elettorale che serve ad evitare sproporzioni nella rappresentanza è una finzione. Quei problemi di rappresentanza nelle regioni piccole li avresti a prescindere da qualsiasi legge elettorale».

Ma anche da Fi non arrivano spiragli sull'accelerazione che il Pd vorrebbe imprimere: se Renato Brunetta apre sul proporzionale, la capogruppo Mariastella Gelmini frena sui tempi: «Zingaretti si preoccupi delle vere emergenze del paese».

Intanto nel Pd cresce la campagna di chi chiede di votare no nel referendum: «Il taglio dei parlamentari, fatto in quel modo, può piacere solo a chi vuole sostituire la democrazia rappresentativa con una piattaforma digitale privata», denuncia Tommaso Nannicini, intervistato da Huffington Post. «La posizione del Pd sul referendum è un pasticcio, questa riforma nata solo per strizzare l'occhio alla demagogia antipolitica e antiparlamentare andava fermata prima». E il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ricorda: «Senza legge elettorale, dice Zingaretti, il taglio è pericoloso. Ma le leggi elettorali si fanno e si disfano.

Dal 1990, è già successo ben quattro volte».

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