Una carriera finita nel fango. Il gup di Messina ha condannato a sette anni, con rito abbreviato, il giudice Gaetano Maria Amato, 58 anni, accusato di produzione e diffusione di materiale pedopornografico e violenza sessuale su minore. Il magistrato fu arrestato nel 2017 dopo un'inchiesta della procura di Messina. L'inchiesta prese il via tra il giugno del 2014 e il settembre del 2015, quando scattò l'operazione «Black Shadow» che scoprì una rete di pedofili ed emerse l'identità del giudice Amato che navigava in rete con un nome in codice. La polizia scoprì tutto durante una perquisizione a Messina nella casa del magistrato, portando via computer e cellulari. La toga sotto accusa ammise solo di aver scambiato qualche foto sul web.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Messina, Maurizio De Lucia, dall'aggiunto, Giovannea Scaminaci, e dal pm, Roberto Conte, prese il via da una indagine su una rete di pedofili partita da Trento. La procura lo scorso aprile chiese il rinvio a giudizio del giudice, accusandolo di «produzione e diffusione di materiale pedopornografico e violenza sessuale su minore». Amato fu posto agli arresti domiciliari in un centro di recupero. Secondo i pm avrebbe ripreso col cellulare (e palpeggiato) due ragazzine minori di 16 anni e avrebbe diffuso le immagini in rete. Amato avrebbe anche scaricato da internet materiale pornografico con foto di adolescenti destinato alla diffusione.
Il giudice avrebbe inoltre partecipava a chat con altri soggetti interessati allo scambio di foto hard di ragazzine. Dopo l'arresto la toga messinese fu sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Ora, sottoposto a un procedimento disciplinare da parte del Csm, rischia la radiazione. Il giudice Amato, intanto, ricorrerà in appello.
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