Claudio Cappelli, pensava fosse il posto ideale per lavorare

Claudio Cappelli lavorava come imprenditore, titolare di una piccola e dinamica ditta di abbigliamento

Claudio Cappelli, pensava fosse il posto ideale per lavorare

Quasi tutti gli italiani rimasti vittime della strage di Dacca erano consulenti o dipendenti di grosse aziende del settore tessile. Anche Claudio Cappelli lavorava nello stesso settore: ma come imprenditore, titolare di una piccola e dinamica ditta di abbigliamento, che anch'essa utilizza da anni i prodotti «made in Bangladesh» per tshirt e intimo. E in questa veste lo aveva conosciuto appena venti giorni fa, prima che ripartisse per Dacca, il console onorario del Bangladesh per il nord Italia, Gianalberto Scarpa Basteri: «Diceva di avere avuto una esperienza positiva e di essere contentissimo. Era da più di cinque anni impegnato in questa avventura. Era entusiasta e diceva che era un Paese dove si poteva lavorare molto bene».

Cappelli aveva 45 anni e viveva a Vedano al Lambro, in provincia di Monza.

Qui la notizia è arrivata ieri, comunicata ai familiari dall'unità di crisi del ministero degli Esteri. «Siamo sconvolti dall'azione di questi infami maledetti assassini. Non avremmo mai pensato potesse accadere una cosa del genere», è il commento della sorella.

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