Pensioni, il governo cerca l'ok dei sindacati Ma la Cgil vota Bersani

Camusso si smarca da Cisl e Uil sull'intesa La minaccia di sciopero assist alla sinistra

Pensioni, il governo  cerca l'ok dei sindacati Ma la Cgil vota Bersani

Roma «La Camusso rappresenta la Cgil, non Mdp. Penso che sia ingiusto per la Cgil, che è una grande organizzazione, dire il contrario». Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha usato una negazione per rivelare ciò che molti (al Nazareno e a Palazzo Chigi) pensano: lo smarcamento della Cgil dall'accordo con il governo sulle pensioni, che si tradurrà in un emendamento in manovra, è un assist pre-elettorale al partito di Bersani che, dunque, potrà fare campagna non solo contro il Jobs Act, ma anche sui lavoratori «condannati» a restare al proprio posto da un esecutivo che non ha voluto riformare la legge Fornero.

Un retropensiero avvalorato dalla successiva smentita via Twitter della stessa Camusso. «Ci sono commentatori e giornalisti che scambiano le scelte sindacali della Cgil sulla previdenza come una sponda politica a favore di partiti: nulla di più sbagliato», ha scritto precisando che «la Cgil è troppo grande per essere assimilata al solo centrosinistra, figuriamoci a una sola formazione». D'altro canto, è difficile non pensare che ci sia un intento «politico» nella scelta di Corso Italia se la Cisl ha scelto di accordarsi e anche la Uil, pur esprimendo riserve, ha di fatto siglato l'intesa.

D'altronde, non è un mistero che il governo Gentiloni a guida Pd, di fronte a una competizione elettorale che si preannuncia tutta in salita, ha preferito destinare parecchie concessioni al sindacato proprio per tenerselo «amico» in vista della prossima consultazione. Difficile interpretare altrimenti il pacchetto: estensione dell'Ape social ai lavori gravosi per consentire pensionamenti di vecchiaia e di anzianità dal 2019, possibilità di abbassare l'età pensionabile e commissione per misurare l'aspettativa di vita delle diverse mansioni

«Non stiamo parlando di 300 milioni di euro ma di 63 milioni», ha spiegato Camusso, riferendosi al plafond messo a disposizione dal governo, perché la platea che «è più ristretta di quella che dichiarano» trattandosi di «poche migliaia di persone». La Cgil, perciò, non intende gettare la spugna e, consapevole della «trasversalità» del tema, chiede ai presidenti di tutti i gruppi parlamentari incontri urgenti alla ricerca di una sponda politica per sostenere un nuovo pacchetto di interventi previdenza-lavoro da inserire in manovra. E, anche se la Lega si è schierata sul fronte anti-Fornero, è indubbio che la leader cigiellina miri a «scardinare» la maggioranza trascinando a sé Mdp, sinistra Pd e Si trasformando il sindacato in un vero e proprio soggetto politico.

Non a caso si punta a utilizzare l'arma dello sciopero generale. «Bisogna intensificare gli scioperi nelle aziende e nei territori», ha chiosato la neosegretaria Fiom, Francesca Re David, portando lo scontro sul piano della lotta. «Il governo fa cassa sul lavoro dipendente, per tentare di ripianare il debito pubblico: è una riforma iniqua che aumenta le disuguaglianze sociali», ha dichiarato Re David aggiungendo che «la mobilitazione nazionale del 2 dicembre è solo l'inizio».

Dalla parte di Gentiloni resta la Cisl di Anna Maria Furlan che ha giudicato positivamente «il percorso che ci ha prospettato il governo». La legge di Bilancio, ha aggiunto, «rivolge tutto quello che rimane a temi sociali importanti: siamo quasi a Natale ma parliamoci chiaro: Babbo Natale non esiste», ha detto riferendosi polemicamente proprio a Camusso.

«Se partiamo dalla valutazione che le risorse sono scarse, abbiamo fatto il massimo possibile, abbiamo aperto una breccia sulla rigidità della legge Fornero», ha commentato il segretario Uil, Carmelo Barbagallo, anticipando che intende vigilare sull'iter della manovra.

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