Valeria RobeccoHillary Clinton travolge come un tornado Bernie Sanders in South Carolina e si dirige a vele spiegate verso il Super Tuesday, quando si recheranno alle urne gli elettori di 11 stati americani. La candidata alle primarie dell'Asinello si è aggiudicata il Palmetto State con una percentuale «bulgara», il 73,5%, contro il 26% del rivale, e ora punta a mettere ko il senatore del Vermont all'appuntamento elettorale di domani, per cercare di conquistare la nomination in tempi rapidi. L'ex first lady ha messo a segno una vittoria importante, per la quale è stato fondamentale il successo tra gli elettori afroamericani: la Clinton ha conquistato l'84% dei voti nella comunità nera del South Carolina, facendo meglio anche di Barack Obama nel 2008, che si fermò al 78%. Un risultato doppiamente importante perchè sino ad ora non era affatto scontato che fosse riuscita a fare breccia tra il popolo di Obama. A ventiquattr'ore di distanza dalla prova cruciale del super martedì, la pressione su Sanders è enorme: il candidato socialista deve vincere ad ogni costo in quanti più stati possibile per cercare di fermare la marcia dell'ex segretario di stato, che dopo un inizio zoppicante ora pare inarrestabile. Nel Palmetto State Hillary si è aggiudicata 39 delegati, portando il totale a 544 (compresi i superdelegati). Per conquistare la nomination, ne servono 2.383. Mentre Sanders, con i 14 delegati vinti nello stato del sud, è arrivato a quota 85. La prova di domani sarà quindi fondamentale per permettergli di rimanere a galla, ma i sondaggi non sono a suo favore. L'ultima proiezione di Wall Street Journal, Nbc e Marist, dà la Clinton in vantaggio in vari stati: tra quelli che assegnano più delegati, per esempio, guida in Georgia con un margine di 34 punti, (64% contro 30%), in Tennessee di 26 punti (60% contro 34%), e in Texas di 21 punti (59% contro 38%). Nonostante la situazione non sia per nulla rosea, Sanders si congratula con la rivale dopo la nottata elettorale, ma avverte che non ha alcuna intenzione di gettare la spugna. «La campagna è agli inizi - afferma - La nostra rivoluzione politica sta crescendo stato per stato». Hillary, invece, guarda già in avanti: «Da oggi la campagna si sposta a livello nazionale», esulta salendo sul palco. «Non dobbiamo far tornare l'America grande, l'America già lo è. Quello che dobbiamo fare è unirla», continua la candidata democratica riferendosi allo slogan del rivale repubblicano Donald Trump Make America Great Again. Poi ripercorre i punti salienti della sua agenda, dall'aumento dei salari alla necessità di difendere l'economia dagli eccessi di Wall Street, sino alla riforma della giustizia. Al risultato del South Carolina guarda anche lo stesso Trump, secondo cui «probabilmente sarà una sfida fra me e Hillary» alle elezioni generali. Sulla sponda destra del Potomac, il tycoon newyorkese è lanciato con il vento in poppa verso il Super Tuesday, dove i sondaggi lo danno in vantaggio sui rivali in diversi stati.
Secondo la proiezione di Wsj, Nbc e Marist, il re del mattone è avanti sui rivali del Grand Old Party in Georgia con il 30% contro il 23% di Marco Rubio e Ted Cruz, e in Tennessee, con il 40% contro il 22% di Cruz e il 19% di Rubio. Il senatore ultraconservatore guida però in Texas, con il 39% contro il 26% di Trump e il 16% di Rubio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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