Mario Draghi non è spaventato per il dopo Merkel. Non si è messo a fare i conti per decifrare come sarà il nuovo governo tedesco. È tutto abbastanza chiaro e neppure il profilo di Christian Lindner, leader dei Liberali e severo sui debiti degli altri Paesi europei, lo preoccupa. Se sarà lui, come si sussurra, il ministro delle Finanze, si troverà un modo per andare d'accordo. A chi gli chiede come vede i rapporti di forza nell'Unione sorride e chiede: «Dove sta Francoforte?». La risposta è che si trova in Germania e serve a ricordare che i tedeschi li conosce bene e loro sanno chi è lui. Non si aspetta sorprese. C'è stima e fiducia e conosce le parole per parlare senza inganni sul futuro dell'Europa.
L'addio di Angela Merkel alla politica fa uscire di scena un personaggio carismatico che ha pesato sulle scelte di questi decenni e rende il panorama più povero, ma lascia anche un vuoto di leadership da riempire e i prossimi due anni saranno fondamentali per definire il ruolo dell'Italia su questo palcoscenico. Draghi in questi mesi ha messo sul piatto la sua storia e il suo carisma, qualcosa nella percezione degli altri è cambiato, ora si presenta con qualcosa in più: i numeri. La crescita economica italiana è superiore alle attese e ha spiazzato Germania e Francia. La strategia del governo è trovare un'intesa con Berlino e Parigi su come affrontare il dopo pandemia. È chiaro, per Draghi, che ci si trova di fronte a scenari e equilibri diversi rispetto al 2019. Il mondo non può essere più lo stesso e non si può continuare a pensare come se nulla fosse successo. Il virus ha cambiato i paradigmi. L'idea di tornare ai vecchi criteri che segnavano il patto di stabilità è impraticabile. Non ci sono le condizioni economiche, sociali e politiche. Draghi pensa a un'Europa più federale. Lo ha detto subito, già nel suo primo discorso in Parlamento: «L'Ue va rinforzata approvando un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione». È un salto di visione che il capo del governo italiano si aspetta anche dalla Germania ed è convinto che ci sarà. Non stanno lì le sue preoccupazioni.
Semmai c'è da guardare con attenzione quello che sta accadendo in Francia. È da Parigi che possono arrivare le insidie. Nella primavera del 2022 si voterà per scegliere il nuovo inquilino dell'Eliseo.
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