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Perché gli industriali vedono la recessione

Perché gli industriali vedono la recessione

Non so voi, ma io, certe volte, mi sento anche un po' preso in giro. E' il caso del clima idilliaco, rose e fiori, che si è creato dopo il varo della manovra riveduta e corretta e che traspare in modo evidente dalle dichiarazioni di Conte & C. Per non parlare del petto in fuori di certi ministri gialloverdi che, dopo essere stati euroscettici in tutte le salse, si sono dimostrati molto orgogliosi per la tregua raggiunta con l'Europa che ha evitato all'Italia una procedura d'infrazione. A questo punto, a sentire i massimi esponenti del governo, la strada nel 2019 per il nostro Paese sarà tutta in discesa o quasi soprattutto sul fronte economico, a cominciare dai bilanci delle famiglie che ci guadagneranno. Poi vai a vedere meglio e, almeno per quanto riguarda la classe media, trovi tagli ma sulle entrate e non sulle tasse che pagheremo. Qualcuno dirà: ecco le solite Cassandre. Ma adesso scopri che si stanno lamentando anche molti altri. E' il caso del presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, che pure aveva avuto ampie assicurazioni da Di Maio e Salvini dopo l'assise degli imprenditori a Genova. Ho sentito ieri, al telefono, il numero uno di viale dell'Astronomia e il quadro che emerge dal colloquio conferma decisamente le mie impressioni: il futuro è, piuttosto, a tinte nere perché la manovra, che ci è stata venduta come espansiva, potrebbe invece avere effetti-boomerang: con il rallentamento dell'economia globale, ci troviamo di fronte solo a palliativi e la recessione potrebbe, così, aggredire in tempi brevi. Secondo Boccia è evidente che le clausole di salvaguardia previste per il 2020 rendono ancora più probabili i rischi di una decrescita che dobbiamo evitare. Insomma, non c'è tempo da perdere e la ricetta degli imprenditori è la solita: bisogna porsi obiettivi-Paese ben chiari, a cominciare dall'emergenza-lavoro. Tanti i provvedimenti necessari per ridare slancio al made in Italy e la strada che Confindustria torna oggi a chiedere è opposta a quella indicata dai grillini: riaprire subito i cantieri facendo anche un'analisi seria dell'impatto positivo che si registrerà sull'occupazione in modo da compensare altri contraccolpi della manovra. Insomma, finite le feste, passato lo santo. Approfittando anche del clima natalizio, il governo sembrava, infatti, al latte e miele. E, in questi giorni, certi «opinion maker» hanno anche fatto passare il premier Conte come una specie d'eroe perché, grazie alle sue abili doti di fine tessitore, siamo riusciti a recuperare il filo del discorso interrotto con l'Europa. Peccato solo che questi soloni erano gli stessi che, fino a poche settimane fa, continuavano a dirci che bisognava invece sbattere la porta a Bruxelles.

Così va il mondo.

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