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"Perché sarebbe giusto ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti"

Tra partiti in crisi di rappresentanza e vita politica da regolare, il professor Michele Ainis spiega quali siano le riforme necessarie del sistema Italia. "Sì" al finanziamento pubblico ai partiti, ma con delle condizione. Il costituzionalista difende pure l'immunità parlamentare

Ainis: "Perché sarebbe giusto ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti"

La vita dei partiti dovrebbe essere regolata: soltanto in questo modo - dice il professor Michele Ainis - sarebbe possibile anche rintrodurre il finanziamento pubblico. Ma serve anche una disciplina su lobbyng affinché il pacchetto riformistico possa risultate completo. Il costituzionalista siciliano, attraverso questa intervista, analizza la situazione odierna delle nostre istituzioni politiche, svelando anche quale sia il suo pensiero riguardo all'immunità parlamentare, che è un altro tema discusso tra i corridoi dei palazzi romani e non solo. Per fare quello che Ainis ritiene necessario - però - sembra essere necessario un passaggio ulteriore: la convocazione di un'Assemblea costituente.

Le inchieste sulle Fondazioni possono nascondere un problema relativo al finanziamento ai partiti?

"Su questo fronte, che è quello del finanziamento ai partiti, siamo passati dal troppo al nulla. Si tratta di una sindrome che ci perseguita in tanti ambiti. Sulla Giustizia: una mattina ci svegliamo giustizialisti, l'altra garantisti. Sul rapporto tra centro e periferia: un giorno ci svegliamo centralisti, il giorno dopo federalisti. Lo stesso è accaduto sui finanziamenti. C'era stato un referendum, poi una leggina ha aperto il rubinetto del finanzialmento pubblico di cui si è fatto un uso privato, come dimostrato dagli scandali al livello regionale. Questo sino all'abolizione del governo Letta del 2014, che ha sostituito il finanziamento pubblico con una forma di contribuzione derivante dai cittadini. Ma la democrazia costa e la politica costa. Le risorse, con tutta evidenza, vengono acquisite attraverso circuiti paralleli: le Fondazioni si prestano a questa funzione. Se devo dirle la mia, dico che non sarebbe uno scandalo ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti. Però ad alcune condizioni: che si tratti di un finanziamento non troppo corposo come accadeva in passato. Dev'essere insomma un finanziamento moderato, perché se si gonfia il finanziamento si gonfiano pure gli appetiti dei partiti".

Quali altre condizioni?

"Il ripristino del finanziamento pubblico ai partiti dovrebbe essere accompagnato da altre due leggi che non siamo mai riusciti a timbrare: una legge sui partiti, che significa anche sulla democrazia interna dei partiti, e una legge sul lobbyng che viene rimandata da non so quante legislature. In sintesi: mi pare sia accettabile e non ipocrita il ripristino del finanziamento pubblico ai partiti. Però, come detto, bisogna che venga approvata una legge sui partiti, sulla selezione delle candidature, sulla democrazia interna... . E poi serve una legge sul lobbyng".

Ma lei intravede un rischio "monetine" come avvenne per Craxi?

"In questa fase? Non credo. Le storie non si ripetono mai nella stessa maniera. Pure viaggiando con la mente sino a pochi anni fa, quando c'erano slogan come "onestà, onestà"... . Erano furori anche demagogici perché, arrivati ad un certo punto, si arrivò a pretendere che un lavoro pubblico (la politica, ndr) venisse svolto gratuitamente o quasi. E quella fase mi sembra superata. Quella odierna di fase, invece, mi sembra contraddistinta da un distacco tra i cittadini e le istituzioni, oltre che da una sfiducia dei cittadini verso lo Stato. Tutto sommato, pure il fatto che ci siano diversi milioni di italiani che non si vaccinano mi sembra un termometro di una non piena fiducia verso le verità di Stato e non solo verso la scienza. Oggi la questione è questa ed è documentata pure dall'astensionismo elettorale. Il problema non sono le monetine, ma l'indifferenza che è un veleno persino più tossico della maledizione e della rivolta".

Come si risolve?

"Con le regole che abbiamo detto prima. Quelle che consentirebbero alla nostra democrazia di diventare più trasparente. Tra queste regole, ci metterei una nuova legge elettorale che impedisca la selezione delle candidature attraverso i listini bloccati da parte delle segreterie politiche".

Lei è per il proporzionale...

"Sì, perché il problema principale è dato dal fatto che un italiano su due, in realtà anche meno, non va a votare. Con un proporzionale viene data la possibilità a ciascuno di riflettersi in uno specchio, per quanto questo specchio possa essere deformante, sul partito che è più vicino. Dunque il proporzionale sarebbe da stimolo per andare a votare. Invece, con il maggioritario, bisogna scegliere il partito che è meno lontano e non quello più vicino. E quindi può essere demotivante".

Ultima domanda: è per il ripristino dell'immunità parlamentare?

"Quando i costituenti hanno scritto l'articolo 68 non erano impazziti. Dietro la separazione dei poteri esiste una logica che prevede anche delle guarentigie per chi occupa il potere legislativo rispetto a quello giudiziario e viceversa. L'immunità significa, ad esempio, che se io sono un dipendente di un'azienda ed in Parlamento faccio un discorso in cui racconto un segreto industriale, allora non posso comunque essere chiamato a rispondere in sede civile.

Questo tutela la libertà del lavoro parlamentare".

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