Cronache

Le perplessità del Csm alla riforma: "A rischio un gran numero di processi"

Mercoledì il testo sarà sottoposto al Plenum. Il vicepresidente Ermini: "Non sottovalutare i rilievi di Gratteri e De Raho"

Le perplessità del Csm alla riforma: "A rischio un gran numero di processi"

Percorso in salita quello della riforma Cartabia, con il Csm che si mette di traverso criticando la prescrizione e i paladini dell'Antimafia che lanciano l'allarme per i processi. Malgrado l'urgenza del governo e le pressioni dell'Europa, le correzioni della giustizia penale vengono aspramente criticate nel parere votato in Sesta Commissione a Palazzo de'Marescialli, che passa a maggioranza con due astenuti su sei, Lanzi (laico Fi) e Micciché (togata Mi). Pur condividendo alcune critiche valutano troppo netta la bocciatura.

Il testo che arriverà in plenum mercoledì, afferma che la riforma della prescrizione è in contrasto con i principi della Costituzione di obbligatorietà dell'azione penale e della ragionevole durata del processo. «Riteniamo negativo l'impatto della norma - dice il presidente della Commissione Fulvio Gigliotti (M5s) - perché comporta l'impossibilità di chiudere un gran numero di processi». Il testo della Cartabia viene definito un compromesso che scarica i problemi sulla magistratura, non ponendo limiti al primo grado e accelerando dopo, con lo stop dopo due anni in appello, senza considerare i problemi organizzativi di varie Corti. Così, si afferma, le impugnazioni si incentivano e si rischia di chiudere con l'improcedibilità a danno dell'imputato innocente, per cui neppure in casi eclatanti è prevista l'assoluzione piena. «Il parere del Csm non può essere sottovalutato», avverte alla Camera Cosimo Ferri di Iv.

Per il vicepresidente del Csm David Ermini, poi, sono «un richiamo su cui bisogna mettere attenzione» le critiche degli esperti dell'antimafia, dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho. Ieri al coro si è unito l'ex pm antimafia e oggi avvocato, Antonio Ingroia, che definisce «una mostruosità giuridica» la riforma. Per lui, è «inaudito che per ragioni politiche, di tenuta del governo di turno, si pensi di liquidare anni di dibattito nel Paese a colpi di fiducia».

Sul parere che sarà approvato la prossima settimana, Ermini, anticipa: «Alcune criticità tecniche sono quelle dei tempi soprattutto per l'appello, alcune corti avrebbero difficoltà a recepire i due anni, c'è un problema dei tempi di passaggio del fascicolo. Ci sono sedi in grande sofferenza, in cui le piante organiche sono ridotte e andrebbero ampliate e anche quando bandiamo i concorsi non vengono coperti, tra cui quella di Napoli». A Radio anch'io su Rai Radio Uno, il numero due del Csm aggiunge: «Preoccupato? Dipende dal governo, da quante risorse, quanto personale. Io credo che la Costituzione vada rispettata, che il tempo del processo deve essere il più breve possibile. Teoricamente è giusto che un processo d'appello possa svolgersi in due anni ma bisogna mettere i magistrati in condizione di farlo».

Il plenum del Csm ieri doveva anche autorizzare i magistrati che collaboreranno alla Commissione interministeriale per il Sud istituita dalle ministre Cartabia e Carfagna, ma il sì è arrivato tra le polemiche, con 8 voti contrari e 3 astensioni.

«L'idea di una commissione per il sud muove da una discriminazione incomprensibile ed è inaccettabile se non offensiva», per i togati Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo.

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