Peruviani e americani invadono la piazza. Tra i fedeli è già una star

Motivazioni opposte: "Come Bergoglio, bene", "Somiglia a Ratzinger, meglio"

Peruviani e americani invadono la piazza. Tra i fedeli è già una star
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Piazza San Pietro, ieri, sin dalle prime ore del mattino, si è riempita di pellegrini, religiosi e curiosi che hanno voluto assistere all'intronizzazione di Papa Leone XIV. Gli abiti sgargianti dei fedeli giunti a Roma per il Giubileo delle confraternite religiose e le tantissime bandiere dei Paesi di tutto il mondo (Israele e Palestina comprese) hanno colorato il sagrato della Basilica e tutta via della Conciliazione.

Al passaggio del Pontefice sulla papamobile, prima dell'inizio della celebrazione, è scattata una vera e propria ovazione. Moltissimi i peruviani presenti, ma anche tanti statunitensi non hanno voluto rinunciare a omaggiare «il loro primo Papa». «Siamo qui in viaggio di nozze e non potevamo mancare», dice una coppia di novelli sposini che sventola la bandiera a stelle e strisce. «Estoy muy feliz», dice un prete di Chicago che, proprio come il Pontefice, parla anche spagnolo e che attualmente si trova a Roma per motivi di studio. «Sono contenta perché abbiamo un Papa peruviano», dice una donna che è venuta in piazza con la sua famiglia esponendo un cartello con la scritta «Papa Leon XIV, un Papa con cuore peruano y sinodal», a testimonianza del passato missionario del nuovo pontefice e del desiderio che prosegua il cammino intrapreso da Papa Bergoglio per una Chiesa aperta alle periferie. Prevost, si sa, ha doppia cittadinanza e, perciò, statunitensi e peruviani si contendono la gioia di aver eletto il papa. «È quasi italiano. Tra studi e altri incarichi è trent'anni che sta qui», osserva un pellegrino arrivato dalla Calabria. «Noi tifiamo sempre per il Signore, a prescindere dal Papa», dice Leonardo, membro della Confraternita di San Gavino martire, un gruppo di 60 fedeli sardi che prima di arrivare a Roma ha fatto tappa anche ad Assisi.

Tra i pellegrini italiani, però, si intravede un po' di delusione perché il soglio pontificio non parla più la nostra lingua ormai da tanti anni. «Dobbiamo abituarci al fatto che di papi italiani non ne faranno più, ma è anche giusto perché la Chiesa è universale», dice Mario della Confraternita del Santissimo Sacramento di Belgirate, paesino vicino al lago Maggiore. «Questo papa mi piace perché sembra umile come Francesco», commenta un pellegrino vicino a lui. Leone XIV, dopo soli dieci giorni, sembra essere già entrato nel cuore dei fedeli. «Mi ha fatto una buona impressione. Certo, Papa Francesco è insostituibile, ma questo nuovo Papa pare voglia seguire le sue orme», osserva Federico, campano residente a Roma ormai da tanti anni. «Leone XIV si prepara i discorsi e sembra più attento alla diplomazia, mentre Francesco parlava un po' troppo a ruota libera, ma non esiste un Papa migliore o peggiore», osserva un'anziana donna mentre guarda il nuovo Papa visibilmente commossa.

«Io preferivo Benedetto perciò sono contenta», ammette Chiara, una ragazza appartenente a una confraternita calabrese che, poi, aggiunge: «Prevost? Sì, è più conservatore e forse è quello di cui abbiamo bisogno ora».

Alcuni metri più avanti, vicino al colonnato di sinistra, troviamo Alessandro, un cattolico di chiaro stampo tradizionalista che confessa: «Non si può dire troppo a voce alta, ma si respira un'aria nuova. Finalmente si torna a parlare di Cristo anziché di ambiente o altri temi».

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