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Pescatore prima inghiottito e poi sputato da una balena

L'incredibile avventura capitata a un cacciatore di aragoste salvo grazie a un colpo di tosse del cetaceo

Pescatore prima inghiottito e poi sputato da una balena

Non sono stati tre giorni, come accadde al profeta Giona, ma trenta secondi. Tuttavia in quel mezzo minuto, c'è da scommetterci, anche lui ha trovato il tempo di rivolgersi a Dio. Il quale, ancora una volta, ha provveduto da par suo. Più che un miracolo non meglio identificato, certificato e tramandato, è stato un miracolo della natura, un monstrum, un unicum, come dicevano gli antichi, a salvare Michael Packard, pescatore subacqueo a caccia di aragoste a Cape Cod, Massachusetts, finito in bocca a una balena.

Quanto durano davvero, cioè nella testa di una persona, trenta secondi nella bocca di una balena? Dicono che, quando capisci che stai per morire, in alcuni istanti ti passa per la mente tutta la tua vita, come se la memoria volesse «scaricarsi» e mettersi anche lei in salvo, magari fuggendo altrove, magari comprimendosi in una manciata di bit per trovare posto a bordo dell'anima, e con essa volare chissà dove... Figuriamoci che cosa saprebbe fare in trenta secondi, allora. Ma questo è un interrogativo da neuroscienziati, non da pescatori, né tanto meno da giornalisti che, è vero, a volte pescano notizie, ma altre volte abboccano alle fake news.

Comunque, in casi come questo occorre dire che tutto è bene quel che incomincia male, anzi malissimo. «Una delle cose che mi è passata per la testa è stata: Sto respirando aria, e respirerò nella bocca di questa balena fino a quando il mio ossigeno si esaurisce?. Ho pensato tra me e me, Ok, è così. Sto per morire», ha detto Michael dal letto dell'ospedale dove si è coricato tirando un sospiro di sollievo lungo quanto la megattera che l'ha ospitato per un po' salvo poi sputarlo, schifata. Perché gli uomini, soprattutto quelli come lui, con la barba e con quella strana pelle urticante, non sono ammessi, dalla loro dieta. Vuoi mettere il piacere di una sana abboffata di plancton? Poi Michael ha aggiunto: «E ho pensato ai miei figli e a mia moglie. Non c'era modo di uscire da lì». Certo, l'ottimismo che deriva da una vita ritrovata, riaccesa dopo un tale black out, potrebbe fargli (e farci) dire «poteva andare peggio, se si fosse trattato di uno squalo».

Mentre la memoria del pescatore era impegnata a riprocessare sé stessa e a trovare una via di fuga, anche la balena aveva un problema gravissimo da risolvere, non mentale ma fisico, perché la sua gola proprio non ce la faceva a inghiottire quel boccone amaro. Jooke Robbins, direttore degli studi sulle megattere al Center for Coastal Studies di Provincetown, interpellato dalla Cnn ha detto in sostanza che a salvare Michael è stato un semplice, banalissimo e benedetto... colpo di tosse. E, visto che sott'acqua non si può tossire... «all'improvviso - ha concluso il nostro eroe - la balena è salita in superficie e ha iniziato a scuotere la testa e mi ha letteralmente sputato in aria, facendomi cadere sull'acqua. Ero libero e ho ripreso a nuotare. Non potevo crederci. Non potevo credere di esserne uscito fuori. E sono qui a raccontarlo».

Quando verrà dimesso dall'ospedale dopo i controlli cui lo stanno sottoponendo (ma pare proprio che Dio abbia fatto un buon lavoro) Michael dovrà vedersela con sua moglie. Da anni gli dice di smetterla, di correre dietro a quelle stupide aragoste.

Magari questa volta riuscirà a convincerlo.

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