Roma - Imprenditori italiani soffocati dalla burocrazia. In media, scartoffie e carte bollate costano alle aziende che impiegano meno di venti addetti il 39 per cento del profitto lordo annuo. Lo denuncia Rete Imprese Italia, che nel corso del convegno «Burocrazia: l'Italia del tempo perso», ha presentato i risultati di un'indagine svolta dall'università di Trento. Una pioggia di adempimenti, che pesa ogni anno sulle aziende per «33 miliardi di euro» complessivi, dice il presidente di Confcommercio e Rete Imprese, Carlo Sangalli.
Le piccole e micro imprese pagano ai burocrati un conto salatissimo. Districarsi tra scadenze e cartelle costa a ciascuna attività 7.900 euro l'anno di media. Le differenze tra le città sono però rilevanti: a Milano si pagano circa 7.500 euro. A Roma e a Napoli si sfonda il tetto degli 8.000, per servizi spesso meno efficienti. I più tartassati sono i ristoratori, che devono far fronte alle spese di controllo degli alimenti e sborsano più di 11mila euro. Tra gli adempimenti più gravosi, gli imprenditori segnalano quelli fiscali o che riguardano la contabilità e la gestione delle paghe del personale. Complicati sono anche i rapporti con gli enti locali. Il meccanismo dello spesometro è troppo lento, costoso e difficile da usare.
Secondo Sangalli, è necessario spingere sulla digitalizzazione, «fino ad arrivare al totale azzeramento dell'obbligo di tenere la documentazione cartacea». Il mercato avanza, ma l'Italia rimane ostaggio di amministrazioni ancorate al passato, che sguazzano tra fogli e cartelle senza godere della fiducia dei cittadini. Gli italiani percepiscono «un sistema ostile che non incentiva la competitività», si legge nella ricerca. Gli imprenditori trovano la sponda del senatore di Fi Andrea Mandelli, vice presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, che ha rinnovato l'impegno del partito in favore dello snellimento della burocrazia.
Per il governo bisogna andare avanti con l'informatizzazione, ma con cautela: «La Pa deve rimanere umana e vicina alle persone che ancora non sono pronte ad affrontare il digitale», ha detto al convegno la ministra per la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia.
Alleggerire le procedure è però un imperativo. Nel corso della tavola rotonda moderata dal vice direttore del Giornale, Nicola Porro, il numero uno dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato che «l'attuale sistema è complesso per le imprese, ma anche per noi. Intercettare l'evasione fiscale con una semplificazione più spinta sarebbe più semplice». Quest'ultimo ha poi annunciato che, dal prossimo anno, i contribuenti riceveranno una lettera «per far sapere loro come le imposte pagate sono state spese».
I commercianti hanno anche criticato l'eccessiva timidezza della legge di Bilancio, in attesa del via libera definitivo da parte della Camera. Secondo Sangalli, «nella manovra sarebbero serviti più coraggio e determinazione, soprattutto nella riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie».
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