Coronavirus

"La peste", Saramago e saggi sui morbi In libreria torna di moda la paura

«Strade vuote e scorte di libri in caso di quarantena». Potrebbe essere l'incipit di un fantathriller catastrofista.

La letteratura al tempo del colera: ecco un altro bel titolo. Intanto, in tempi di emergenza e di paura, s'impennano le vendite di un classico come La peste (1947) di Albert Camus, storia di un'epidemia nella città di Orano, nell'Algeria francese, dove il medico Bernard Rieux incarna l'ultimo baluardo dell'umanità, e del romanzo del premio Nobel portoghese José Saramago dal titolo Cecità (1995), racconto di un morbo misterioso che colpisce la vista, e della quarantena cui sono sottoposti i malati... In Francia a fine febbraio La peste ha venduto 1.700 copie, contro le 400 dello stesso periodo del 2019. Anche da noi le vendite sono triplicate: il titolo ieri era nella top ten nelle classifiche online di Ibs.it e Amazon.it. E la domanda, alla quale non si trova risposta come ancora non si trova un vaccino al virus, è: ma perché le persone durante un'epidemia scelgono di leggere romanzi apocalittici su un'epidemia? Davvero: perché? Di per sé non esiste una risposta. Forse per lo stesso motivo per cui le maschere si vendono a Carnevale...

Mascherine, pandemie, paure ancestrali, isolamento... Lettura, che è il gesto più individuale che si conosca. Ma davvero gli abitanti delle Città invisibili, chiusi nelle loro case, scelgono di rifugiarsi nei libri che esorcizzano nelle loro trame le stesse paure dalle quali sono assaliti? In tutte le principali classifiche editoriali della settimana, subito dopo Elena Ferrante, spunta David Quammen col suo Spillover. L'evoluzione delle pandemie, bestseller americano appena riportato in libreria da Adelphi. Un po' saggio sulla storia della medicina, un po' reportage, è stato scritto in sei anni di lavoro durante i quali l'autore ha seguito gli scienziati nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane e nei mercati delle affollate metropoli cinesi... La fascetta recita: «Siamo stati noi a generare l'epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l'attività umana a scatenarla». Mai libro giusto fu (ri)pubblicato in momento più giusto. Ed è strano, allora, che un romanzo post-apocalittico come La peste scarlatta di Jack London (uscito nel 1912, persino La strada di Cormac McCarthy gli deve qualcosa), non abbia in questi giorni la stessa fortuna in libreria. È il racconto di un sopravvissuto a un'inarrestabile pestilenza, il «morbo rosso», che ha sterminato la popolazione umana facendo ripiombare i pochi superstiti all'età della pietra. Il romanzo, molto breve, è ambientato nel 2073, sessant'anni dopo l'esplosione del virus. Fatti i conti, nel 2013. Più o meno..

.

Commenti