Petrolio, ora è caccia ai tumori Sequestrate le cartelle cliniche

Al vaglio dei pm migliaia di referti degli ospedali per verificare il tasso di malattie in Basilicata Il sospetto: dai dirigenti dell'Eni dati «aggiustati» sull'inquinamento. Ieri interrogati 4 arrestati

Non solo inquinamento ambientale, ma anche la possibile correlazione tra le attività di smaltimento dei rifiuti prodotti dal centro oli di Viggiano e le malattie riscontrate in Basilicata. È l'ultimo fronte dell'inchiesta sul petrolio della Procura di Potenza, quello che ha portato i carabinieri del Noe negli ospedali della Regione per acquisire le cartelle cliniche di migliaia di pazienti deceduti per varie patologie, molte relative ai tumori. Lo sviluppo dell'indagine si concentra dunque sulle possibili conseguenze dell'inquinamento ambientale sulla salute pubblica, proprio a ridosso del referendum contro le trivelle. Già nel 2007 c'era stata un'indagine parlamentare per verificare il tasso di tumori in Basilicata, che allora alcuni avevano messo in correlazione con la nuova attività di un termodistruttore nell'area di Vulture Melfese e con le prime importanti estrazioni in Val d'Agri. Ma i dati dimostrarono che le patologie tumorali nella regione erano inferiori alla media nazionale e non ci furono seguiti penali. Ora, dopo che anche uno studio dell'istituto superiore di sanità ha segnalato sul territorio e in particolare in Val d'Agri dove sorge il centro oli dell'Eni, un eccesso di mortalità per tumori allo stomaco, leucemie, diabete e malattie del sistema cardiocircolatorio, i magistrati vogliono capire se ci può essere un nesso tra l'aumento di certe patologie e l'inquinamento ambientale. E per verificarlo hanno disposto una perizia, mentre in tutta la Basilicata continuano le indagini epidemiologiche anche sui «bioindicatori», ovvero quegli indicatori che servono a dimostrare l'eventuale livello di inquinamento sulle produzioni agricole locali e sugli allevamenti. Secondo gli investigatori, così come riportato nell'ordinanza, i manager dell'Eni avrebbero utilizzato illecitamente codici e procedure che trasformavano i rifiuti «pericolosi» in «non pericolosi», i quali venivano poi trattati in modo non adeguato, risparmiando denaro. Quanto all'inquinamento il sospetto dei pm è che i dirigenti dell'Eni inviassero agli agenti pubblici preposti ai controlli, dati taroccati sugli sforamenti dei limiti di legge. Condotte illecite che sarebbero continuate anche a inchiesta già avviata, come risulterebbe da un'interrogazione di Maurizio Gasparri. Il deputato di Fi chiede di sapere se è vero che periti dell'Eni avrebbero fatto pressioni su alcuni consulenti della Procura di Potenza perché falsificassero i dati sull'inquinamento ambientale. La compagnia petrolifera ha sempre respinto ogni addebito e ieri ha annunciato l'imminente richiesta di dissequestro degli impianti oltre a un accertamento, in sede di incidente probatorio, per dimostrare la correttezza delle modalità di operatività delle strutture in Val d'Agri e in particolare della mancanza di pericolosità delle acque reiniettate.

Ieri, intanto, si sono svolti a Potenza gli interrogatori di garanzia dei quattro dipendenti del centro oli ai domiciliari, mentre il quinto dirigente arrestato è stato interrogato per delega a Gela. Tutti avrebbero risposto alle domande del gip. Interrogato anche l'ex dirigente della Regione Basilicata coinvolto nell'inchiesta. Oggi invece sarà ascoltata Rosaria Vicino, ex sindaco Pd di Corleto Perticara.

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