Coronavirus

Più forte in Italia il fronte trasversale sul Mes: "Sì al meccanismo ma senza condizionalità"

D'accordo il ministro Gualtieri e Gelmini. Tajani: convincerò Meloni e Salvini

Più forte in Italia il fronte trasversale sul Mes: "Sì al meccanismo ma senza condizionalità"

La parola d'ordine è «iniezione di liquidità» per evitare che il Paese, piagato dal Covid 19, sia colpito troppo duramente anche dal punto di vista economico. Il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità meglio noto come Fondo salva stati, è lo strumento scelto dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere all'Europa di intervenire. Conte ieri in un appello su America oggi, il giornale degli italiani d'America, ha lanciato un appello: «Uniti ce la faremo».

Il dibattito sulle condizioni poste per accedere al Mes è assai acceso: il timore è che si trasformi in una catena al collo dell'Italia. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, durante un'audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha confermato che sono in corso lavori per mobilitare le risorse anche con «eurobond dal Mes, attraverso l'emissione di titoli per finanziare senza alcuna condizionalità interventi di contrasto al Coronavirus», ovvero in primo luogo l'emergenza sanitaria. È il bond coronavirus.

Dichiarazioni che lasciano pensare come l'attivazione del Mes, in passato avvenuta per Cipro, Spagna e Grecia, non ponga condizioni stringenti per l'Italia. In caso contrario avrebbero perplessità non solo la Lega e Fratelli d'Italia, come ribadito più volte ad alta voce da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma anche il Movimento 5 Stelle e forze politiche più europeiste dell'opposizione quali Forza Italia. Spiega la capogruppo dei deputati azzurri, Mariastella Gelmini: «Siamo favorevoli al Mes purché sia senza condizioni, ovvero non comporti il commissariamento del Paese o l'avvio della troika. Siamo favorevoli se serve per un grande piano di investimenti e di abbassamento della pressione fiscale per il rilancio del Paese».

C'è da rilevare che tra i grillini rimane un'opposizione di principio all'utilizzo del Mes. Parla il capo politico Vito Crimi: «L'Europa delle austerità resiste e il Mes è una delle sue zavorre». Crimi sottoscrive l'appello di oltre cento economisti di molte università italiane - dalla Sapienza alla Bocconi e alla Bicocca, poi Bergamo, Pavia, Bologna, Ferrara, Firenze, Foggia, Cassino e L'Aquila - rilanciato da «Micromega», che definisce il Mes «uno strumento di disciplina che gli Stati egemoni vogliono usare per imporre il loro dominio su quelli che cadano in difficoltà». Secondo gli economisti un intervento sarebbe pagato «con la grecizzazione di chi vi facesse ricorso, ovvero l'impoverimento del Paese e la sua successiva spoliazione da parte delle economie più forti».

In prima fila, secondo questa interpretazione, c'è la Germania, primo contributore del Fondo con il 27%. «Sul Mes convincerò Salvini e Meloni», dichiara il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani. Giorgia Meloni ancora ieri ha ribadito con toni accesi tutte le proprie perplessità: «Forse è meglio che ci riprendiamo i soldi che ognuno ha messo il quel fondo. Punto. L'Olanda dice che non consentirà l'attivazione senza condizionalità».

Se però l'accesso alle risorse fosse senza condizioni, è possibile che tutte queste perplessità possano cadere.

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