Il M5s sarà «il primo partito» dopo le elezioni, ma per Silvio Berlusconi non governerà. «Perché non raggiungerà il 40 per cento - dice a Radio Anch'io -, richiesto dalla legge elettorale».
Quella «setta di nullafacenti» creata da Beppe Grillo, come la definisce con Panorama, non ce la farà. Per il leader di Forza Italia sarebbe meglio che il candidato premier 5Stelle Luigi Di Maio mettesse via la sua lista dei ministri, «un governo di personaggi sconosciuti», e pensasse ad una prospettiva realizzabile più che ad «un'ipotesi dell'irrealtà». E Berlusconi la offre su un piatto d'argento, un po' riconoscimento, un po' via d'uscita, al giovane Giggino, che scalpita per avere un governo tutto suo, ma potrebbe vedersi tutte le porte sbattute in faccia: «Non sarei contrario ad attribuire la carica di presidente di un ramo del Parlamento ad un esponente del M5s, se la loro opposizione al nostro governo rimanesse dentro limiti determinati». Quel fair play da Prima Repubblica può ancora funzionare e anche Matteo Salvini è possibilista: «È un'ipotesi, bisogna vedere chi propongono».
Negli ultimi giorni Berlusconi vuole rubare più voti possibili agli indecisi, agli astensionisti, ai grillini tentennanti, anche ai delusi dalla sinistra. Ecco perché dipinge nel suo campo solo certezze e rosee prospettive e in quelli degli altri solo utopia e irrealtà. «L'unico voto utile - spiega al Tg1- per avere un governo forte e stabile è quello per Fi». Il tetto del 40% per la maggioranza, secondo il Cavaliere può toccarlo solo il centrodestra. «Già ci siamo», assicura una delle più strette collaboratrici del leader di FI, Licia Ronzulli, anche se di sondaggi non si parla.
Solo su una cosa il Cav concorda con il leader di turno del M5S: «Il voto al Pd è sprecato». Niente inciucio, assicura, a La Bussola, su Rainews: «Siamo così distanti, che non sarà possibile nessuna collaborazione».
Non è ancora arrivato il giorno dell'investitura ufficiale ad Antonio Tajani (ma dovremmo esserci), il presidente del Parlamento europeo più volte indicato come migliore capo di un futuro governo di centrodestra. «Se ci fosse un'ipotesi attorno a Tajani - dice il Cav- sarebbe, dal punto di vista dei rapporti con l'Ue, una cosa straordinaria». Ma in caso di stallo e ritorno al voto tra un anno, il presidente azzurro conta di aver ottenuto la riabilitazione, o da Strasburgo o dai giudici italiani e di potersi proporre personalmente come candidato premier, alla faccia della legge Severino. «Contro la mia voglia - premette- temo che dovrò essere io, che sarò riabilitato, dopo una sentenza assurda».
Il leader della Lega, Matteo Salvini, commenta subito: «Se ne parlerà nel 2023, visto che vinceremo le elezioni e governeremo 5 anni». Poi spiega che il centrodestra non è «un gruppo musicale, come i Pooh che devono cantare insieme», però c'è «un programma comune».
La gara del proporzionale è sempre aperta nella coalizione e ogni alleato fino al 4 marzo cercherà di accaparrarsi un voto in più, che potrebbe essere quello decisivo per la premiership. Malgrado tutti i sondaggi abbiano finora detto il contrario, Salvini spera che la Lega superi Fi. Afferma che il suo partito, «prenderà più del 15 per cento e sarà la prima forza del centrodestra».
Oggi i leader delle 4 forze dell'alleanza lanceranno dal Tempio di Adriano di Roma l'appello finale della campagna elettorale e Berlusconi potrebbe togliere ogni riserva sul nome di Tajani. Non sarà il comizio in piazza che volevano Salvini e Giorgia Meloni, ma almeno saranno tutti insieme.
Certo, il Cavaliere deve quotidianamente rettificare le dichiarazioni di Salvini, soprattutto quando mette in dubbio il rispetto dei patti con l'Ue.
«Sarò io - dice- il garante del nostro governo in Europa, il nostro Paese tornerà ad essere autorevole e a difendere i nostri interessi. Il tetto del 3%? Meglio rispettarlo ma sforarlo non sarebbe un disastro. Con la flat tax, comunque, non ce ne sarà bisogno». Poi accomuna con ironia l'alleato con il segretario dem: «I due Matteo, Renzi e Salvini, sono bravi, belli e chiacchieroni».
Il Cav continua a fornire anticipazioni sul governo di cui vuole essere presto il «regista»: oltre a Tajani premier, Renato Brunetta ministro dell'Economia e Guido Bertolaso ( «uno dei migliori tecnici di cui dispone il nostro Paese», dice a Dalla vostra parte su Rete 4) alla Protezione Civile. Annuncia anche un ministro per la Terza età, per aiutare gli anziani, «che non possono andarsi a curare» e i disabili, «che hanno delle pensioni da ridere (200 - 300 euro)».
L'idea, aggiunge, è stata condivisa con gli alleati e c'è pronto il disegno di legge «che in uno o due mesi porteremo all'approvazione del governo, per aumentare a 1000 euro le pensioni degli anziani che prendono meno». Si penserà anche ai 50 mila italiani indigenti, cui «dare un tetto» e ai giovani disoccupati, con un decreto legge per cancellare le imposte alle imprese che li assumono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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