Il Piano Mattei su gas e migranti. "Torniamo al centro del Mediterraneo"

Oggi in Cdm il progetto di collaborazione tra Italia e Africa. Pronta la cabina di regia, Tajani sarà il vice coordinatore. La premier: "Modello di cooperazione dove tutti possono crescere"

Il Piano Mattei su gas e migranti. "Torniamo al centro del Mediterraneo"
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E i soldi? Quelli, spiegano a Palazzo Chigi, «si troveranno». Intanto ecco tutto il resto. La cabina di regia, ben ancorata alla presidenza del Consiglio, con la partecipazione della Farnesina, delle Regioni, di Cassa depositi e prestiti e del Sace. La «struttura di missione», che sarà composta da diplomatici. E anche la cornice politica, cioè il tentativo di potenziare la collaborazione tra l'Italia e l'Africa, «promuovendo lo sviluppo economico e sociale», con un occhio all'energia, alle migrazioni e pure alla stabilità internazionale. Insomma, il Piano Mattei comincia a prendere forma. «Il nostro - spiega Giorgia Meloni - è un modello di cooperazione non predatorio, in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare. Ci rimettiamo al centro del Mediterraneo, nel nostro ruolo storico».

Oggi il progetto arriva sul tavolo del Cdm. Un decreto di sette articoli, che fissa la governance del piano e che farà capo direttamente alla premier. Antonio Tajani sarà il vice coordinatore. Verranno associati diversi ministeri, la Conferenza delle Regioni, l'università, le imprese, il terzo settore, le organizzazioni per lo sviluppo, esperti alimentari. L'idea di base è quella di coinvolgere i Paesi della riva sud per arrivare in due anni allo sganciamento totale dalla dipendenza dal gas russo, trasformando l'Italia, attraverso la posa di nuovi condotti sottomarini, in un hub energetico di collegamento tra Europa e Nord Africa, dando seguito così ai diversi viaggi effettuati negli ultimi mesi dalla Meloni al di là del Mediterraneo. «Abbiamo l'occasione - parole di Giorgia - di mettere insieme la difficoltà della Ue di approvvigionarsi e il potenziale naturale locale. Noi siamo la porta d'ingresso di questo incontro».

L'Italia, che presto presiederà il G7, ha intenzione «di promuovere con forza la crescita del continente africano». Ma al centro del Piano Mattei c'è pure la gestione dei flussi. Un controllo maggiore, questa l'opinione del governo, si potrà ottenere rafforzando aiuti umanitari e cooperazione energetica. In questa chiave vanno letti il patto con la Tunisia, le navi donate alla guardia costiera libica, i contatti con Algeria e Azerbaigian, da cui nel solo 2022 abbiamo importato 10 miliardi di metri cubi.

Quindi, «un'iniziativa di straordinaria necessità e urgenza». La struttura, si legge nella bozza del decreto, si dovrà «inserire nella più ampia strategia italiana di tutela della sicurezza nazionale in tutte le dimensioni, incluse quella economica, energetica, climatica e di contrasto alle migrazioni irregolari».

Dovrà inoltre occuparsi di «occupazione, sviluppo, istruzione, formazione professionale, salute, risorse idriche, ammodernamento delle infrastrutture, digitalizzazione» e anche dei disastri ambientali e alimentari dell'Africa. Il Piano Mattei durerà fino al 2028 e potrà essere via via adattato allo scenario internazionale. Il governo sarà tenuto a presentare alle Camere entro il 30 giugno di ogni anno una relazione sullo stato di attuazione

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