Almeno stavolta non è un semplice annuncio pescato nel mucchio selvaggio del programma elettorale leghista. Soprattutto: non è al di fuori delle competenze di un ministro per l'Interno, visto che si tratta dell'ormai consueta circolare «Spiagge sicure», istituita nel 2014.
Fortuna vuole però che Matteo Salvini non sia Angelino Alfano, così le linee guida della direttiva ministeriale per il 2018 trarranno ispirazione (vaga o determinata lo si vedrà) dal concetto di «tolleranza zero». E, parafrasando lo stile salviniano, effettivamente dovrfebbero avere un po' il sapore del «pacchia finita per i vu cumprà», come scriveva ieri la cronista della Stampa che ha avuto modo di anticipare il rafforzamento delle misure di controllo che il Viminale si accinge a varare per fine mese. Nulla di straordinario, dunque; un semplice ripristino dell'ordinaria legalità, laddove possibile, che avrebbe però il merito di dare una «sveglia» a chi è chiamato a tutelarla, nonché ai cittadini afflitti da un malinteso senso del laissez-faire. D'altronde il vicepremier l'aveva promesso, quando aveva partecipato all'assemblea di Confesercenti, che avrebbe fatto di tutto per fermare l'«invasione» degli ambulanti sulle nostre spiagge, e anche di voler porre uno «stop alla fabbricazione e diffusione di falsi prodotti griffati», tema assai sensibile per il commercio visto che si parla di un giro d'affari di circa 22 miliardi di euro. Danno rilevante non solo per le aziende che operano nella legalità, ma anche per l'erario (11,5 miliardi di euro di mancati introiti è la stima). Uno dei punti di forza dell'operazione consisterà proprio nelle multe salate a chi fa acquisti di qualsiasi genere in spiaggia presso gli ambulanti: che si tratti delle borse dalla «griffe» di grido, degli occhiali da sole, delle scarpe o di farsi fare un massaggio o il tatuaggio, il rischio di venir «beccati» da un vigile urbano o da un finanziere sarà concreto e pubblicizzato in ogni modo (anche per distogliere i turisti stranieri dal seguire l'esempio dei bagnanti italiani). «Stretta» che dovrebbe mirare a sgominare, nei piani del ministro, tutta la filiera della contraffazione, fino a chi ospita gli stok di merce nei depositi e a chi affitta appartamenti ai vu cumprà.
Nel quadro di questo necessario «rafforzamento della collaborazione tra forze dell'ordine e polizia municipale», considerate le esigue risorse di cui dispongono i sindaci, Salvini penserebbe di attingere dai cosiddetti «fondi europei della legalità» e ha dato mandato ai funzionari del Viminale di verificare la praticabilità di tale destinazione (in verità assai dubbia, perché finora nessun Paese europeo utilizza tali fondi per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine). Questa in effetti sembrerebbe l'unica «pecca» del piano salviniano fatto trapelare dagli uffici dell'Interno secondo una «tecnica» di comunicazione più consueta e tutto sommato migliore, per dettare l'agenda, rispetto agli annunci a raffica e ad alzo zero dei giorni scorsi, capaci di creare una tensione permanente per nulla produttiva. Erano cominciati subito dopo il giuramento da ministro con un «basta Sicilia campo profughi», seguito da «la Tunisia non esporta gentiluomini ma galeotti», «è finita la pacchia per i clandestini» (poi corretta in parte con l'aggiunta «per i trafficanti di uomini»).
Quindi: «no limiti al contante»; «sì al censimento dei Rom»; «chiusura delle cartelle esattoriali»; «dieci vaccini sono inutili, dannosi e pericolosi». Tattica del genere «uno slogan al giorno», che non levava affatto i problemi di torno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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