Quella "piccola società" da difendere, nel nome di Agostino e Leone XIII

Prevost si rifà agli insegnamenti del suo maestro e alla Chiesa del "dopo Nicea"

Quella "piccola società" da difendere, nel nome di Agostino e Leone XIII
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Vade retro, woke. «Per costruire società civili armoniche e pacificate bisogna investire sulla famiglia, fondata sull'unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società», dice Papa Leone XIV al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Una frase che va letta in ossequio ai suoi studi agostiniani sulla «legge naturale e dunque divina del matrimonio», all'enciclica Arcanum di Leone XIII sul vincolo nuziale tra uomo e donna, «una carne sola» per volere di Dio che nessuno può sciogliere, ma anche con uno sguardo sul 1.700mo anniversario del Concilio di Nicea che ha cancellato le eresie e imposto una Dottrina che separa il Bene dal Male, ciò che è naturale e divino da ciò che non lo è.

Eppure molti osservatori italiani erano (e sono ancora) convinti che Papa Prevost avrebbe continuato l'apertura alla comunità Lgbtq+ e avrebbe proseguito il cammino di Fiducia supplicans e Amoris Laetitia, le encicliche su famiglia e benedizioni «pastorali» delle coppie gay che hanno incrinato il dogma dell'indissolubilità del vincolo matrimoniale e quasi sdoganato l'omosessualità, disapprovata sia dalle Sacre Scritture sia dal Magistero della Chiesa. «Si benedice la persona, non si può benedire l'unione perché va contro la legge della Chiesa, non esiste l'espressione famiglia alternativa perché le coppie omosessuali non possono esserlo, la famiglia nasce dal matrimonio tra un uomo e una donna», ha detto Prevost in diverse circostanze.

Per Leone XIV l'omosessualità è una pratica «intrinsecamente disordinata». In un discorso nel 2012, tenuto di fronte ad altri vescovi, il Papa aveva criticato «le unioni alternative composte da partner dello stesso sesso e dai loro figli adottivi, rappresentate in modo così benevolo e compassionevole nei programmi televisivi e al cinema». Il 22 settembre del 2017 ritwittò un post sul governo del Paraguay che aveva «respinto l'ideologia gender: la famiglia è padre, madre e figli». Da vescovo in Perù si era scagliato contro credenze e pratiche in contrasto con il Vangelo come «la promozione dell'ideologia di genere», che «anzi cancella l'identità».

Nella Arcanum Leone XIII ricorda che il matrimonio tra un uomo e una donna è stato «dichiarato e solennemente ratificato dal Vangelo con la divina autorità di Gesù Cristo». Ma è stato proprio Sant'Agostino, il fustigatore delle eresie, a dare al matrimonio la concezione che ha influenzato l'età moderna perché la religione cristiana ha sublimato un modello di «piccola società» ritenuta utile allo Stato: «apporta maggior soccorso al tranquillo e beato vivere» e «accresce i comodi e i beni della vita mortale». L'essere umano non è una monade isolata, ma ha relazioni sociali, è inserito in una famiglia, in una Nazione, in una comunità. «L'amore matrimoniale è indissolubile rispetto alla carità, che lo purifica e permette ai coniugi di vivere il matrimonio come un atto di mutua donazione, riflettendo l'amore di Dio per l'umanità», sostiene il vescovo di Ippona. Una concezione che riprende anche la visione americana della famiglia che piace a Donald Trump e all'agostiniano JD Vance.

Per la Chiesa il matrimonio omosessuale resta «contrario all'etica naturale e all'antropologia biblica e cristiana» perché la prole arriva per via innaturale, con pratiche riprovevoli come l'utero in affitto in cui «la donna si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri» mentre il bambino diventa «un mero oggetto», scrisse nel 2024 la Congregazione per la Dottrina della Fede, condannando anche l'egoismo del neo-malthusianesimo moderno, in cui decidere di fare (o non fare) figli è un capriccio e non un dono. Peraltro, sotto il profilo strettamente canonistico, per Sant'Agostino il matrimonio per essere valido deve avere il concorso libero e la volontà dei due contraenti, ma soprattutto la prole. «Se mancano i due elementi della fedeltà e della prole, o anche uno solo di essi, non vedo in qual maniera potremo chiamare matrimonio simili unioni», scriveva il santo a cui il Papa si ispira. Anche da Prefetto del Dicastero per i Vescovi Prevost chiese alla Deutsche Bischofskonferenz, la Cei tedesca, di evitare strappi a Diritto canonico su donne sacerdoti, preti sposati e matrimoni gay, convincendoli a evitare così un pericoloso scisma, per una Chiesa unita In illo uno unum. Quello che il Concilio di Nicea riuscì in parte a scongiurare.

Allora gli sconfitti chiesero all'imperatrice Giustina che gli venisse assegnata come premio di consolazione la Basilica di Milano. Il vescovo Sant'Ambrogio si oppose e la occupò per giorni e notti, intonando canti e preghiere con l'aiuto di migliaia di fedeli. Ad assistere c'era un giovane Agostino.

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