Nel pieno del dibattito in cui si attribuisce l'omicidio di un ragazzo nero alla cultura di destra, quella che vedrebbe i migranti come nemici da respingere per crudeltà è razzismo, accade che un tunisino di cui si era decisa, per riconosciuta pericolosità, l'espulsione (sospesa grazie al Covid) abbia ucciso a Como un sacerdote bianco, pronto a sfidare i divieti per aiutare gli ultimi, un vero prete di strada. Una violenza inutile, determinata da qualcosa che, a parti rovesciate, si giudicherebbe espressione della cultura di destra.
E invece no, la violenza gratuita è un istinto bestiale, neppure motivato dall'odio religioso, quello che rende i terroristi islamici ben più pericolosi dei neofascisti italiani, con la loro presunta cultura della violenza. Dunque, non sempre quando un musulmano uccide un cristiano la causa è religiosa; può essere più forte la natura violenta dell'uomo che, per tanto tempo, si è manifestata, e tutt'ora si manifesta, contro gli animali. La parte bestiale di noi, non quella ideologica o religiosa, uccide e, talvolta può prevalere. Sarebbe facile richiamare, anche in un caso come questo, la violenza del terrorismo che non è sopita e l'attualità del decreto legge 155/2005, che vieta di andare in giro con il volto coperto, misura che comunque indica la considerazione di un pericolo che oggi è subordinato all'emergenza sanitaria. Il terrorismo non è più all'ordine del giorno, e quindi anche le ragioni dell'omicidio del sacerdote Roberto Malgesini non sono né ideologiche o religiose, è lecito pensare: sono violenza e basta, e certamente non violenza di un nero contro un bianco amico.
Perché dovrebbe essere vero il contrario, se l'istinto dell'uomo può manifestarsi al di là del colore della pelle? È invece pura propaganda quella della trasformazione della Pietà di Michelangelo nell'immagine di un Cristo nero (vittima designata) in braccio alla Vergine, mai cosi inopportuna oggi che il martire è un prete. Il fotomontaggio voluto dalla Pontificia Accademia per la Vita, per assecondare la protesta del movimento Black Lives Matter, non poteva essere più inopportuno oltre che intempestivo; e non perché Cristo non sia anche nero, ma perché l'immagine incita più all'odio che all'amore. Il martirio del povero prete ucciso a Como non può essere usato da un cristiano contro il nero che lo ha ucciso.
Ed è per questo che appare strumentale il contrario, privilegiando l'odio razziale rispetto all'amore cristiano. La Pietà di Michelangelo non vuole parlarci di vittime e carnefici, di odio fra neri e bianchi, ma di amore fra gli uomini.
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