Politica

Di Pietro continua a infangare Craxi: "Non si intitolano vie a chi ha commesso reati"

L'ex pm Antonio Di Pietro critica chi vuole riabilitare Bettino Craxi: "Ritengo che le vie vadano intitolate a persone che sono un punto di riferimento, soprattutto per le nuove generazioni. Non a chi è stato condannato"

Di Pietro continua a infangare Craxi: "Non si intitolano vie a chi ha commesso reati"

Non c'è nulla da fare. Di Pietro ce l'ha sempre avuta e continua ad avercela con Bettino Craxi, nonostante l'ex leader socialista sia morto ormai da diciassette anni. All'ex pm di Mani Pulite non va giù che si cominci, molto lentamente, a rivedere sotto una luce diversa i fatti di Tangentopoli. E così mette tutti sull'attenti (o almeno ci prova), ricordando a tutti che Craxi, in fondo, era colpevole di tante malefatte. E che quindi oggi non merita l'intitolazione di alcuna via.

Vediamo cosa ha detto Antonio Di Pietro, in un'intervista al quotiiano La Stampa, in merito al dibattito aperto dal sindaco di Milano Giuseppe Sala per intitolare una strada all'ex presidente del Consiglio. "Ritengo che le vie vadano intitolate a persone che sono un punto di riferimento, soprattutto per le nuove generazioni. Che siano un esempio da imitare. Una persona che è stata condannata più volte non penso che si possa indicare come esempio. Mi sembra una furbata questo dibattito, vogliono buttarla in politica per nascondere le responsabilità giudiziarie".

E Di Pietro spiega cosa vuol dire col termine furbata: "Si è fatto credere all' opinione pubblica che in questo Paese c'è stata una guerra tra magistrati e politica. Ma non è colpa dei magistrati se qualcuno ha commesso dei reati. I magistrati hanno fatto le indagini per accertare chi aveva commesso reati giudiziari".

Ora, se questo è vero (ed è vero, i reati sono stati commessi), è altrettanto vero (perché lo dice la storia) che i partiti politici italiani dal dopoguerra al 1992, si sono quasi tutti finanziati in modo illecito. Ed è altresì vero che il più grande partito dell'opposizione, il Pci, riceveva (in modo illegale) i fondi dall'ex Unione Sovietica oltre a quelli con cui si foraggiavano anche le altre forze politiche. Eppure la tanto sbandierata rivoluzione di Tangentopoli non ha fatto luce fino in fondo su questi reati (coperti dall'amnistia del 1990). La magistratura dell'epoca, dunque, ha svolto il proprio lavoro in modo strabico, col risultato di indurre i cittadini a credere che una parte politica, quella dei partiti che per oltre 40 anni avevamno governato il Paese, fosse solo un manipolo di "ladroni", mentre l'altra parte c'erano dei veri e propri gentiluomini, puri e immacolati. Mai possibile credere, ancora oggi, ad una simile barzelletta?

Di Pietro riconosce che il sindaco di Milano Sala "sul piano personale può avere o non avere un giudizio su di lui (Craxi, ndr).. Ma come sindaco non può volere questa cosa. Milano non può dimenticare di essere stata Tangentopoli, la città degli affari illeciti che con questi ha contribuito all'impoverimento del Paese". E rincara la dose: "Sembra che si voglia a tutti i costi dimenticare che Bettino Craxi è stato condannato anche in vita a più di 10 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Condanne arrivate perché ci sono persone che ci hanno riferito di appalti con tangenti e di conti correnti anche all' estero intestati a lui e al suo gruppo. Altro che "è stato condannato perché non poteva non sapere".

Altro che "non c' erano finanziamenti illeciti".

Commenti