Piogge e inondazioni a Gaza. È ancora emergenza sfollati

Oltre il 90% delle tende è inutilizzabile. Israele blocca il valico di Rafah. "Piano di emergenza se salta la tregua"

Piogge e inondazioni a Gaza. È ancora emergenza sfollati
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Ostacoli e incertezze gravano sulla seconda fase del piano di pace di Donald Trump per Gaza. Numerose sono le difficoltà da affrontare: il disarmo di Hamas, l'istituzione di una forza internazionale di stabilizzazione e le condizioni per il ritiro delle truppe israeliane. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà domani una bozza di risoluzione degli Stati Uniti per approvare la proposta americana. Il testo prevede un mandato fino alla fine di dicembre 2027 per un "comitato per la pace" che dovrebbe essere presieduto dal presidente Usa e autorizza l'invio di una "forza internazionale di stabilizzazione". Washington è consapevole dei rischi che comporterebbe la mancata adozione della bozza. "Qualsiasi suo rifiuto equivale a un voto a favore del protrarsi del dominio dei terroristi di Hamas o del ritorno alla guerra con Israele, condannando la regione e la sua popolazione a un conflitto perpetuo", scrive l'ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Mike Waltz, sul Washington Post. "Ogni deviazione da questo percorso, comporterà un costo umano reale", ha concluso.

Fonti diplomatiche hanno rilevato alcuni dubbi sul testo statunitense, in particolare per quanto riguarda l'assenza di un meccanismo di monitoraggio da parte del Consiglio, il ruolo dell'Anp e i dettagli del mandato delle forze israeliane. Nel frattempo Tsahal elabora un piano di emergenza in caso di fallimento della tregua. Una dichiarazione, predisposta dagli Stati Uniti, e sostenuta da Qatar, Egitto, Emirati, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Giordania e Turchia, ha sottolineato, però, che il processo "offre un percorso verso la sovranità palestinese". Tutto ciò avviene mentre gli Usa fanno pressione sull'Arabia Saudita affinché normalizzi i rapporti con Israele. È atteso a Washington domani, per la prima volta in sette anni, Mohammed bin Salman. È la prima visita del sovrano saudita alla Casa Bianca dall'assassinio del giornalista del Washington Post, Jamal Khashoggi. Bin Salman ha promesso al presidente Usa 600 miliardi di dollari di investimenti. Mentre Trump si appresta a concedere a Riad la possibilità di acquistare gli F-35.

Intanto non hanno fine le speculazioni. Secondo il Guardian, gli Stati Uniti starebbero programmando una divisione di Gaza in una "green zone", sotto il controllo militare di Israele e internazionale, dove verrà avviata la ricostruzione, e una "red zone", che sarà lasciata in macerie. Ma il tempo stringe perché la situazione a Gaza è sempre più grave. La pioggia battente e i venti gelidi flagellano la Striscia. Sono un promemoria del fatto che la vita è ancora lontana dalla normalità per i due milioni di abitanti dell'enclave. Le famiglie sono ammassate in tende costruite con tela cerata e coperte logore, ora allagate a causa della tempesta. Dopo oltre due anni di guerra, molti sono ancora sfollati e vivono in campi senza accesso all'acqua corrente o elettricità. La campagna militare israeliana ha raso al suolo vaste aree di Gaza, lasciando tanti senzatetto. Le ong affermano che Israele non ha autorizzato l'ingresso di sufficienti ripari e riscaldamenti. La signora al-Qudeiry, come molti, è costretta a cucinare su un fuoco all'aperto.

La pioggia torrenziale ha reso la cosa ancora più difficile. "Come possiamo vivere in questo modo? È un altro tipo di sofferenza di cui a nessuno sembra importare", denuncia. Ieri sera era prevista una manifestazione a Tel Aviv per il rientro degli ultimi tre corpi di ostaggi.

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