Al portellone della roulotte bussa il postino: è l'avviso di pagamento della Tari, la tassa rifiuti. Dal 2012 vivi su quattro ruote, perché la casa è crollata col terremoto insieme a tutta l'azienda agricola? Non importa paga e taci (e Tari). Il bollettino arrivato a Denis Zavatti sta arrivando ad altre centinaia di terremotati emiliani in questi giorni. Tasi, Tari, Imu sulle case inagibili, cartelle Inps per mancati versamenti di aziende nel frattempo ferme, imposte sulla pubblicità per i negozi, cartelle Equitalia con arretrati e interessi. Scaduto il periodo di sospensione dei tributi, concesso per dare un po' di ossigeno agli emiliani terremotati, il fisco si è gettato a capofitto sulle famiglie non più al riparo dalla sua morsa. Solo a Mirandola, uno dei comuni più danneggiati, ancora più di trecento famiglie vivono nei container di lamiera, bollenti d'estate e gelidi d'inverno, per cui pagano bollette anche di 2mila euro per riscaldarli o raffreddarli. Anche a loro, inquilini di container, sta arrivando la richiesta di pagamento della Tari. Ad altri arriva l'Imu sulla casa che non abitano perchè pericolante. Cancellare le cartelle-salasso per i terremotati? Impossibile per il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che al question time alla Camera mercoledì ha risposto di no all'interrogante Guido Guidesi, deputato della Lega, perché la cancellazione delle cartelle metterebbe a rischio «i vincoli derivanti rispetto al saldo di finanza pubblica».
Dunque, si paghi. Elisabetta Aldrovandi, portavoce del Comitato No Tax Area, prova da due anni a chiedere l'esenzione per lavoratori, imprenditori e pensionati delle zone colpite in Emilia Romagna, ma niente da fare. «La ragione è semplice - spiega la Aldrovandi, avvocato -. La quarantina di comuni terremotati valgono il 2% del Pil nazionale e 6 miliardi di tasse». Una preda troppo ghiotta per lo Stato per farsela sfuggire. «Conosco decine di imprenditori qui che hanno fatto dei mutui per poter pagare le tasse, perché le aziende sono ferme e i soldi che avevano li hanno usati per provare a ripartire. Si indebitano per star dietro alle tasse».
Dei 6,6 miliardi che il governo Monti aveva garantito per la ricostruzione post terremoto, la Regione finora ha dato ai terremotati soltanto il 10%. Perché? «L'iter per accedere ai contributi è talmente complicato che è difficilissimo riuscire ad ottenerli - racconta la Aldrovandi -. Pensi che chiedono i rogiti di provenienza degli immobili anche degli anni'70, e al minimo dato mancante bloccano tutto». Nel periodo di sospensione dalle tasse, intanto, gli interessi sono lievitati, e adesso si presentano tutti insieme. Ad una imprenditrice, Francesca F. di Mirandola, è arrivata una cartella Equitalia di 21mila euro con ben 9mila euro di multa per il «mancato pagamento» (!) delle rate durante il periodo di sospensione.
Mentre le imprese agricole emiliane non ottengono i fondi regionali perché risultano «non in regola» con i versamenti contributivi e le tasse, che però erano sospese. Follia delle follie, il «contributo per la delocalizzazione temporanea» concesso ai negozianti è stato tassato al 40%, come pure le donazioni ricevute dai terremotati. Che però guai a loro se sgarrano con la Tari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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