
La pace secondo la Russia si concretizza con il solito massiccio e tremendo attacco sull'Ucraina. L'ultimo, la notte scorsa, ha colpito in particolare la capitale Kiev, mai così presa di mira dall'esercito di Mosca. È stata una notte terribile, con migliaia di civili costretti a ripararsi nei rifugi in piena notte tra esplosioni e allarmi continui. Una pioggia di droni, almeno 250, oltre a 14 missili balistici sono stati lanciati contro la capitale proprio nell'immediata vigilia dell'unica notizia positiva del conflitto, il maxi-scambio di prigionieri di guerra cotninuato ieri e che oggi dovrebbe concludersi.
«La capitale e la sua regione sono finiti ancora una volta sotto un massiccio attacco da parte del nemico. I sistemi di difesa aerea sono costantemente al lavoro a Kiev e nei suoi sobborghi», ha denunciato il sindaco di Kiev Vitali Klitschko. Esplosioni, diversi incendi e detriti di missili e droni caduti su edifici civili in diversi quartieri della città. Il bilancio non è tragico solo grazie ai sistema di difesa messi in campo dalle forze ucraine. Sono comunque almeno 15 i feriti secondo le autorità locali con l'aeronautica militare che ha comunicato di aver «abbattuto sei missili balistici Iskander-M/KN-23 e 245 droni nemici di classe Shahed», gli ormai noti droni kamikaze di fabbricazione iraniana. Mentre in tutto il Paese sono 13 le persone uccise, tra cui un bambino di 8 anni e un donan nel Kherson, e 56 quelle ferite tra i civili. «Se qualcuno dubita ancora che la Russia voglia continuare la guerra, questo attacco lo dimostra», ha detto l'ambasciatrice dell'Ue a Kiev lo ha descritto come «orribile». Il presidente ucraino Zelensky torna ad appellarsi all'Occidente perché una pressione comune possa costringere la Russia a fermarsi. «Solo ulteriori sanzioni che colpiscano settori chiave dell'economia russa costringeranno Mosca a cessare il fuoco», ha detto il presidente ucraino ribadendo che «la causa del prolungamento della guerra risiede a Mosca».
In uno scenario che sembra quanto più distante possibile dalla fine della guerra, la buona notizia riguarda la prosecuzione dell'unico vero accordo concordato durante il vertice di Istanbul, lo scambio di prigionieri. «Altri 307 difensori ucraini sono tornati a casa. Oggi è il secondo giorno dello scambio 1000 per 1000, concordato in Turchia. Solo in questi due giorni sono già state restituite 697 persone. Oggi cui sarà la terza fase», ha commentato Zelenesky. «Tra quelli che sono tornati oggi ci sono soldati del nostro esercito, della Guardia di frontiera e della Guardia nazionale ucraina. Grazie a tutti quelli che sono coinvolti nel processo di scambio e che lavorano 24 ore su 24. Il nostro obiettivo è riportare a casa tutti quelli che sono in prigionia in Russia. Continuiamo a collaborare con i nostri partner per rendere possibile tutto questo», ha aggiunto. Anche Mosca ha ufficialmente confermato il buon esito dello scambio con 307 prigionieri russi che sono tornati in patria per quello che è al momento il più vasto scambio messo in piedi dall'inizio del conflitto. Se le parole, mar soprattutto gli atti di guerra che arrivano dalla Russia allontanano ogni ipotesi di pace, il vicepresidente della camera alta del Parlamento Konstantin Kosachev, lancia una timida apertura verso una trattativa: «Il memorandum è in fase di finalizzazione.
Mi aspetto che gli sviluppi russi rilevanti vengano trasmessi alla controparte nei prossimi giorni», confermando che il «processo negoziale è molto complesso e delicato». Tra missili e droni, troppo poco per sperare che la Russia voglia fermare la sua guerra.