A Piombino il cortocircuito dei partiti

I partiti politici non sono mai stati così fluidi come nell'ultimo periodo. Ora però c'è qualcuno che sta esagerando

A Piombino il cortocircuito dei partiti

I partiti politici non sono mai stati così fluidi come nell'ultimo periodo. Ora però c'è qualcuno che sta esagerando. Sabato scorso a Piombino un migliaio di persone è sceso in piazza per manifestare contro la nave rigassificatrice che il governo ha deciso di ormeggiare nel porto per i prossimi 36 mesi.

Al grido di «Greta dove sei?» hanno sfilato esponenti dei sindacati (Usb, Ugl), delle associazioni ambientaliste (Wwf, Legambiente), del Pd (il partito del governatore toscano Eugenio Giani a livello locale è contro l'impianto), della Lega, del Movimento 5 Stelle, dei Carc e di Sinistra Italiana, il cui segretario Nicola Fratoianni al termine ha anche incontrato i comitati cittadini. A concludere il quadretto dei «No Gas», in piazza c'era anche il sindaco della città Francesco Ferrari, esponente di Fratelli d'Italia. In pratica quasi l'intero l'arco elettorale: ora chi ci capisce qualcosa è bravo. Perché, mentre a Roma ci si interroga ancora sul draghiano «pace o condizionatore?», si aumentano gli stoccaggi in vista dell'inverno e si allestiscono piani per gestire l'eventuale emergenza energetica, in periferia si urla «Vogliamo il gas russo». E a farlo sono gli stessi partiti di maggioranza (finché ne esisterà una) che da mesi preparano il Paese a futuri sacrifici e che - si badi bene - hanno deciso il via libera all'ormeggio dell'imbarcazione. Sul punto anche il ministro leghista Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: «Questo è tempo in cui non si possono più dire i no. Abbiamo rinunciato al nucleare, ai rigassificatori, adesso che siamo in questo pericolo di razionamento, non si può dire no a farne uno temporaneo a Piombino».

Anche perché sull'impianto aleggiano ancora diverse «leggende». Innanzitutto bisogna capire come funziona: il rigassificatore riceve da altre navi il metano in forma liquida (a -160° di temperatura), lo riporta allo stato gassoso e lo immette nella rete nazionale. Solo l'impianto di Piombino assicurerebbe il 6,5% del fabbisogno nazionale. I contestatori dicono che resterà ormeggiato per 25 anni, quando l'intesa raggiunta al Mite parla di un solo triennio nel porto della città; mentre a chi paventa ipotetici danni all'ecosistema marino, il ministro Roberto Cingolani ha spiegato che «sono state fatte tutte le verifiche tecniche, l'impianto è sicuro».

La guerra in Ucraina si trascina ormai da 6 mesi, Mosca ha già tagliato le forniture di gas, i sacrifici saranno inevitabili. Il Paese non può permettersi il pericoloso gioco ideologico-elettorale del not in my backyard.

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