Cronache

Tra Plutarco, Tacito e la Luna spuntano persino i selfie

La seconda prova scritta per circa 520mila maturandi spazia dall'autoritratto al condensatore. Quasi inattesi

Tra Plutarco, Tacito e la Luna spuntano persino i selfie

Esami di maturità, capitolo secondo. Cos'è un autoritratto per la generazione che, solo due anni fa, intonava la hit L'esercito del selfie? Il Miur ha deciso di misurare i ragazzi proprio sull'argomento al liceo artistico, per la seconda prova (che gli studenti di tutti gli istituti superiori italiani hanno affrontato ieri). Una prova «mista» per i candidati alla maturità classica, che quest'anno sono stati chiamati a confrontarsi con due autori: Tacito per la traduzione dal latino (poeta della storia tra i più temuti dalle generazioni di sempre), e Plutarco per il greco. Testi inevitabilmente a confronto. La Fine di Galba tratta dalle Historiae nell'intricata sintassi di Tacito; e un brano di Plutarco con traduzione italiana (la prova riformata, divisa in tre parti, consiste nella traduzione di un testo in lingua latina, nella comparazione di un testo in lingua greca e tre domande a risposta aperta su entrambi i testi). Avrebbe dovuto illuminare il maturando anche sulla traduzione dal latino, il brano greco di Plutarco, tratto da «Vita di Galba»: filo conduttore, infatti, l'assassinio dell'imperatore Servio Sulpicio Galba da parte dei pretoriani e l'acclamazione di Otone. («Chi mai ha considerato di grande peso storico questi brani?» hanno tuonato ieri svariati classicisti).

Quanto ai licei scientifici, i maturandi quest'anno avevano facoltà di scegliere tra due problemi (studio della funzione applicato ad un condensatore e ai cavi della corrente elettrica), per poi rispondere a quattro quesiti su otto. Tema centrale: il campo magnetico presente in più domande: e la fisica, per la prima volta, protagonista della seconda prova.

Campione di curiosità, agli esami del 2019 ripetiamo il liceo artistico. Perché? All'epoca in cui i maturandi sono campioni di autoritratti filtrati su Instagram, sui banchi del liceo, un'ultima volta, è stato chiesto loro di interpretare il proprio autoritratto, in senso tutto personale (per forma e stile: ma traendo spunto dai grandi artisti di sempre); il difficile, qui, era coniugare l'unica e irripetibile capacità espressiva dello studente, col suo bagaglio di abilità tecnico-artistiche, e soprattutto ponendo se stessi al centro dell'attenzione. Ma, al liceo artistico con indirizzo audiovisivo e multimediale, la traccia ha chiesto di guardare alla luna, e all'anniversario dello sbarco del 1969. I candidati hanno provato a progettare un'opera audiovisiva per celebrare (in modo originale) i cinquant'anni dell'allunaggio; a supportarli, alcuni documenti forniti dal Ministero (Alla luna e Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, di Giacomo Leopardi, e inoltre due dipinti di Renè Magritte) e ad altri riferimenti nelle scienze e nelle arti. Negli istituti di scienze umane, una seconda prova basata sulla relazione tra la condizione socioculturale e il rendimento scolastico, nella riflessione psicopedagogica del Novecento.

Panico alle spalle, insomma, tra selfie rivisitati (e alla vecchia maniera), la magia della luna anche tra le nuove tecnologie, e quelle lingue «morte» che nessuno, polemica più, polemica meno, per adesso ha ucciso mai.

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