«Sultano». «Medievale, boccaccesco». «Sistema prostitutivo». Utilizzatore di «odalische», di «schiave sessuali». «Uomo di potere sconfinato». «Amico di Putin, quello che oggi ha messo in ginocchio tutto il mondo». Dall'accusa di avere commesso un reato ci si può difendere. Dai giudizi morali, dagli aggettivi, dalle sferzate non c'è scampo. Per Silvio Berlusconi la requisitoria che la Procura di Milano inizia a pronunciare contro di lui al termine del cosiddetto processo «Ruby ter» resterà forse negli archivi come il punto più aspro dell'attacco giudiziario condotto in questi anni nei suoi confronti. Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto, prende la parola per tirare le fila di un processo interminabile, con il Cavaliere accusato di corruzione in atti giudiziari per avere comprato i silenzi e le bugie delle ragazze ospitate nelle sue feste ad Arcore. Prima promette «non sono qui a esprimere giudizi di disvalore». Poi scarica sull'imputato una lunga serie di contumelie dove è davvero difficile distinguere la ricostruzione giudiziaria dall'attacco etico. E dove entrambi preparano il terreno per chiedere nella prossima udienza, fissata per il 25 maggio, una pena esemplare per il «Sultano». Perché «la nostra epoca guarda con ribrezzo a questa violenza orribile».
È un processo durato un'eternità, otto anni tra apertura delle indagini e requisitoria: «vuol dire che il sistema giudiziario ha fallito», dice la Siciliano; non è colpa dei giudici, dice, ma degli «strumenti inutilmente dilatori» concessi ai difensori. Non è proprio così, anni si sono persi nell'andirivieni di pezzi del fascicolo tra un tribunale e l'altro, disposti da giudici e annullati da altri giudici. La conseguenza è che uno dei reati contestati agli imputati, la falsa testimonianza, è a ridosso della prescrizione. Ma sul processo pesa un'ombra ben più pesante: il «colpo di scena», come la definisce la Siciliano, con cui nel novembre scorso il tribunale ha stabilito che tutte le testimonianze delle «Olgettine» portate in aula dalla Procura come corpo del reato sono affette da «inutilizzabilità assoluta», per il semplice motivo che le fanciulle vennero interrogate come testimoni mentre in realtà la Procura scavava da tempo sul loro conto, al punto di andare a caccia di movimenti sospetti sui loro conti bancari, ma senza iscriverle nel registro degli indagati.
Per il processo potrebbe essere una pietra tombale: sparirebbe l'accusa di falsa testimonianza, e anche quella di corruzione giudiziaria rischia di stare la stessa fine. Così Tiziana Siciliano parte all'attacco, chiede al tribunale di rimangiarsi l'ordinanza, e lancia una sorta di sfida: «Se io ho ritardato apposta l'iscrizione nel registro degli indagati ho fatto una cosa gravissima, denunciatemi al Consiglio superiore della magistratura».
È una sfida che la dice lunga sul valore che la Procura milanese assegna a questo processo, ultima chance di ottenere una condanna a Berlusconi nell'inchiesta sulle sue feste, dopo l'assoluzione con formula piena nel primo filone dalle accuse di prostituzione minorile e concussione. È l'inchiesta che portò alla caduta del suo governo e che è diventata famosa in tutto il mondo: «Ero in vacanza in Sudafrica - racconta il pm - e mi chiedevano del bunga bunga». L'assoluzione del Cavaliere nel troncone principale non turba la Siciliano, «i fatti sono consegnati alla storia indipendentemente dalle nostre valutazioni». I fatti secondo la Procura sono che «a Palazzo Grazioli, a Villa Certosa, a Villa San Martino» accadevano «cose incredibili». E che quando la Procura di Milano è arrivata con le sue indagini, Berlusconi ha comprato a caro prezzo («una si è comprata nove paia di scarpe, significa novemila euro») l'omertà delle sue ospiti.
Il pm ammette che su venticinque testimoni cinque hanno detto che Arcore era un «postribolo», e venti hanno negato tutto: ma è alle prime che bisogna credere. E su tutto domina il giudizio morale ed estetico: «Delle ragazze così giovani con due uomini così vecchi. È disturbante». Brontolano i difensori del Cav: «Si scivola nel cattivo gusto».
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